Sarebbe bello, soprattutto utile, che chi dirige, coordina e programma le attività dei nostri sci club guardasse qualche volta ad un aspetto che sempre più viene meno. Schiavi di un’esasperazione agonistica che porta a ben poco, se non all’abbandono sempre più precoce che sta inserendo lo sci davvero fra gli sponsor minori, tralasciamo aspetti importanti come la conoscenza del territorio. Parole dette a vuoto e ripetute come ‘divertimento’, ‘amore per la montagna’, ‘confronto’, ‘incontro’, che però non vengono trasformate sempre in realtà perché siamo troppo intenti a cronometro e classifiche anche quando lo sci non è ancora quello vero, quello che conta. Sono stato al Monte Amiata per la prima volta e ho pensato subito a questo tema: quante volte, gli addetti ai lavori non diversificano l’allenamento in posti diversi e alternativi e come mai si visitano realtà d’eccellenza del nostro territorio? Lo sci e lo sport servono anche a questo, in particolare per allenatori, ragazzi e famiglie stesse che non vivono ancora l’agonismo autentico che viene espresso essenzialmente dalla categoria Giovani. E allora il Monte Amiata ad esempio è da conoscere, come tanti altri posti fra Alpi e Appennini sono da visitare. L’ Amiata è un gioiello incastonato nella parte meridionale della Toscana, vicino a Umbria e Lazio: spicca fino a quasi 1800 metri fra castagneti prima e faggeti poi. Da una parte la Maremma e la provincia di Grosseto con il mare, dall’altra la provincia di Siena con le splendide colline della Val d’Orcia.
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