Ravetto: "Podi buttati al vento". Vercelli: "La sfortuna non esiste".
Abbiamo buttato via una grande occasione. Lo stato d’animo dello slalom azzurro in Val d’Isere lo noti da quello sguardo perso nel vuoto di Manfred Moelgg. Peccato, poteva essere un trionfo, invece siamo qui a leccarci le ferite. Non è la prima volta. La ‘Face de Bellavarde’ era disegnata su misura per noi. Un pendio ripido, una tracciatura angolata. Condizioni estreme, al limite, dove le qualità tecniche vengono esaltate. Su pendii del genere non vincono ‘meteore’, ma ‘pezzi da novanta’, si impongono i fuoriclasse. Matteo Guadagnini e Jacques Theolier lo hanno ripetuto fino alla nausea: arrivano le nostre piste, siamo pronti per fare podio, per vincere. In gigante è andata bene, ma poteva andare molto meglio. Max Blardone sul podio, Davide Simoncelli 7°, Manfred Moelgg fra i migliori ma solo nella seconda manche, Alexander Ploner senza voto per una lamina fuori uso, il giovane Giovanni Borsotti che esce nel finale ma con intertempi da primi venti. In slalom è stata una debacle, anche per le aspettative dopo la prima frazione. Giuliano Razzoli intanto era già uscito nella prima manche. Aveva il miglior intertempo, e per lui era un gran risultato, visto che e l’unico a non ‘digerire’ la ‘Face de Bellavarde’. Manfred Moelgg dal 1° posto ha chiuso 9° senza mai trovare il ritmo nel secondo round. Cristian Deville 6°, ha poi inforcato. Patrick Thaler nell’anonimato, senza infamia e senza lode. Cosa è successo? Ci siamo rovinati con le nostre mani. Sfortuna? "Guai dare colpa alla sfortuna. Le gare si vincono quando si accende un pulsante, quando l’atleta porta in gara il 100% dei suoi punti di forza, fisico, tecnico e mentale. Manfred è solitamente lesto ad accendere questo bottone, ma in Val d’Isere non è stato così. L’unica consolazione è che siamo a metà dicembre, mancano ancora le classiche e i Mondiali", fa sapere Giuseppe Vercelli, psicologo dello sport per la Fisi. "Siamo forti, competitivi, ma non riusciamo a raccogliere quello che seminiamo. Un podio, due se si aggiungono le donne, è un magro bottino se stiamo a vedere i valori messi in campo. Ma ripeto, siamo più forti dell’anno scorso, in slalom non c’è solo Razzoli ed in discesa abbiamo ritrovato Peter Fill e Christon Innerhofer. Ci siamo, ma non dobbiamo buttare via più podi..", sostiene il direttore tecnico Claudio Ravetto. Insomma, il giudizio è rinviato.