Dalla polvere all’altare Roberta Midali, come Napoleone nel 5 maggio di Alessandro Manzoni. E si, perchè la ’94 bergamasca della Val Brembana, praticamente un anno fa era tormentata se abbandonare o meno l’agonismo. Settimane di insicurezza, di precarietà, navigando a vista dopo l’esclusione dal giro azzurro. E’ vero, c’erano sempre il gruppo sportivo dell’Esercito e il fedelissimo Silvano Sorio del Val Palot, ma la Fisi non aveva dato certezze in merito ad un eventuale impiego. Alla fine la Mida non ha mollato: perseveranza e determinazione per rimettersi in gioco nuovamente e provare a ripartire, a rilanciarsi, a risalire la china. Del resto c’è anche da dire che negli anni passati mancava sempre qualcosa nella bionda di Branzi. Tecnica sopraffina sicuramente ma poco continua, troppi errori che hanno sempre lasciato il segno nelle gare che contavano. Una stagione partita per una convocazione all’ultimo minuto in Coppa Europa a causa della positività al Covid di Guerinoni, un avvio nel circuito continentale tuttavia non pianificato dalla Fisi. In Coppa Europa alcuni segnali importanti e così la convocazione per la Coppa del Mondo di gigante. Tre gare per Robi e due qualifiche, le prime della sua carriera fra l’altro. E su signore piste, a dimostrazione che Midali le traiettorie sa come pennellarle. Sulla Erta di San Vigilia di Marebbe, e poi sul leggendario Podkoren di Kranjska Gora, pendio mitico caro ai ragazzi: un 23° e in 26° posto per Mida.
ECCO ROBI – Roberta si è ritrovata così dall’essere messa in discussione a risultati nella massima serie, la strada giusta insomma per essere nuovamente considerata in squadra nazionale. Ci dice: «Non c’era certo la certezza di questo ritorno in azzurro nel team di Coppa del Mondo. Avevo paura che due qualifiche non potessero bastare, invece è giunta qualche giorno fa la notizia del mio inserimento. Sono felice, mi godo questo momento, nonostante ho la testa già sui prossimi obiettivi dal momento che devo continuare a mettermi in mostra nel palcoscenico della Coppa del Mondo. Un anno fa attraversavo un momento difficile, o meglio, di dubbi. Ora c’è una bella certezza invece, quella della squadra nazionale. Un ringraziamento? Oltre all’Esercito, ovviamente a Silvano Sorio che l’anno scorso più di ogni altra stagione mi ha dato una grossa mano».