Lo statunitense a muso duro con la FIS che pensa al bavaglio per gli atleti
Una lettera lunghissima, uno sfogo pesante, senza peli sulla lingua. Ted Ligety è sempre stato atleta sincero, come tutti gli statunitensi non ha mai celato i malumori verso la Federazioni internazionale. Con la decisione di modificare le misure degli sci da gigante è diventato uno dei portavoce degli atleti. Ieri Ted ha pubblicato una missiva sul suo sito che sembra rendere ancora più distanti le sue posizioni e quelle della FIS. L’inizio non lascia spazio a dubbi: «La tirannia della FIS è durata abbastanza. Sembra che la FIS voglia rovinare questo sport. La FIS governa come in una dittatura». Ligety parte naturalmente dalla tanto dibattuta questione delle norme FIS sull’attrezzatura, segnalando come le statistiche presentate dalla Federazione a Sölden non siano sufficienti, come sia evidente che in gigante ci sia un certo numero di incidenti perché ci sono più gare e perché quasi tutti gli atleti lo fanno, come sia raro che la stragrande maggioranza degli atleti sia d’accordo su un argomento. «Lo studio della FIS dice che 36 atleti si sono seriamente infortunati in discesa, 9 in superG, 16 in GS e 11 in slalom…. Ci sono probabilmente 200 tracciati di gigante sciati contro uno di discesa e due gare di GS contro una di discesa… Anche senza essere esperti di matematica è evidente che gli incidenti per ogni pista di GS sono molto meno che in discesa… Le regole sull’attrezzatura hanno unito come non mai gli atleti, 41 dei top 50 tra gli uomini hanno firmato una petizione e 15 su 20 erano a Sölden a discutere». Ligety ricorda anche come la FIS abbia «già dimostrato la propria incompetenza» con la decisione del 2007 di allargare il centro dello sci e che la Federazione non ha preso in considerazione la proposta di testare i nuovi sci con 15 atleti di Coppa del Mondo «prova che ha poca speranza che la ricerca resista a ulteriori test». Il finale è ancora più pesante. Ligety si lamenta delle regole sulle sponsorizzazioni, in particolare quelle riguardanti le maschere (lo statunitense è coinvolto nel business della Shred). In pratica il logo sulla fascia laterale delle maschere non potrebbe superare i 15 centimetri quadrati, troppo piccolo per essere visto. Per questo, segnala Ligety, la regola non è mai stata rispettata e le dimensioni si aggirano sui 40-50 centimetri quadrati. Ora la FIS ha deciso di ammonire una prima volta gli atleti che non rispettano la regola e di non farli partire al secondo ammonimento. Ligety denuncia la mancansa di tempo per fare le modifiche e soprattutto la volontà della federazione di punire gli atleti in quanto le sponsorizzazioni di casco e maschera sono particolarmente redditizie. Last but not least, lo statunitense scrive che la FIS vuole punire gli atleti che l’accusano, citando un passaggio del Consiglio di Schladming: «Il Consiglio ha deciso di dare vita a un codice per affrontare i casi di comportamento improprio che cadono fuori dalla competenza della giuria di gara, per esempio gli insulti sui siti di social network». Ligety cita anche l’episodio dell’adesivo ‘FIS sucks’ (dalla traduzione molto esplicita: la FIS fa schifo) che ha attaccato sul retro del suo casco e che gli ha comportato una partenza con il pettorale 45 (ufficialmente per un ritardo di due minuti a una riunione prima della consegna pettorali) e i rumours sulla volontà della Federazione di punire Jon Olsson per avere messo lo stesso adesivo sul suo sito. In conclusione Ligety scrive che probabilmente è arrivato il tempo di «dare vita a un tour alternativo».