L’aereo da Seul via Parigi è in ritardo. Sono le 22.30 e tutto tace. C’è più gente che aspetta Sofia Goggia al terminal 1 dell’aeroporto di Milano Malpensa che in tribuna allo Jeongseon Alpine Centre. Poco prima delle 23 si sente un boato. E’ arrivata la dorata Sofia e viene scortata in una saletta dove la Guardia di Finanza, con cui la fuoriclasse orobica è arruolata, ha allestito un cerimoniale istituzionale. Noi, insieme ad altri colleghi delle televisioni, aspettiamo fuori dalla sala Albinoni. Quasi a mezzanotte, eccola. Occhi stanchi, faccia tirata dal gelo coreano, dalle gioie olimpiche, da un viaggio eterno. Eccola quasi spaesata, il solito sorriso abbozzato, la medaglia sfavillante appesa al collo. Dietro uno stuolo di finanzieri, papà Ezio, mamma Giuliana, il fratello Tommaso, i fedeli Carlo Gerosa e Ivan Vitali. Sofia che racconta di quelle lacrime avvolta nel tricolore, ci dice che ancora non si rende conto di quello che ha fatto. Parla di maturità, consacrazione, di un biennio strepitoso, di una medaglia bestiale. Adesso a casa fino a lunedì a riposare, o almeno provare a farlo. E a camminare con il suo cane su quel ripido ciottolato che da casa sua sale a Bergamo Alta per godersi in silenzio questo magico momento.
Ecco cosa ci ha detto nel video sopra