Una medaglia di Federica Brignone, nel superG di oggi, era tutto meno che scontata. Lo scorso anno alle finali si era piazzata seconda nella stessa specialità, però questo pendio non si addice particolarmente alle sue caratteristiche. E con una tracciatura americana, che alla fine ha premiato anche Macuga, la strada verso la gloria sembrava essere ancora più in salita. Quando però sei in fiducia, migliori sulla scorrevolezza e scii bene un po’ in tutte le situazioni, anche le gare che sembrano inarrivabili si trasforma in terreno di battaglia. Oggi la valdostana, alla prima medaglia in superG, ha dimostrato ancora una volta quanto sia brava ad adattarsi e a gestire i carichi in queste condizioni. È frutto del lavoro portato avanti negli anni con il suo staff, delle ore e ore trascorse per provare a migliorare la scorrevolezza, lei che pennella con estrema facilità sui muri ripidi e ghiacciati. Perché, spiega, «sul facile è più difficile andare forte, soprattutto per una sciatrice come me che preferisce un muro ripido con 50 curve». E se non rischi, le gare non le vinci. Che poi Federica Brignone quando parla di rischio intende linee tese e di misura, senza girare dove non serve, perché da sempre ha una sciata solida e in pieno controllo. Pur volando a gran velocità sulle piste di mezzo mondo.

Non ha fatto la gara perfetta ma una prova di livello, tanto che all’arrivo è subito esplosa in un urlo incontenibile. Ma poco dopo sembrava non bastare quel podio, visto che l’austriaca Stephanie Venier scesa subito dopo l’ha scavalcata di 10/100. «Bisognava osare, avere coraggio e passare più stretti in alcuni passaggi, a costo anche di saltare molto di più: non bisognava avere sicurezze – racconta -. Dopo il panorama jump volevo piantare due esterni nella neve, poi mi sono detta che sarebbe stata la scelta sbagliata». Non bisogna incidere, serviva accarezzare la neve senza mai perdere il ritmo tra un dosso e l’altro.
Ci è riuscita ed è andata a prendersi una medaglia che mancava nella sua collezione, tenuta in mansarda. «In partenza ho solo pensato a mettere in pista il mio migliore sci, ero tesa e volevo attaccare, saltando anche 50 metri se necessario». È un risultato importante per la valdostana di La Salle, che ora è andata a medaglia in tre specialità: superG, gigante e combinata alpina. Come lei, a livello italiano, Zeno Colò, Giuliana Chenal Minuzzo, Gustavo Thoeni e Christoph Innerhofer.
Il segreto non è racchiuso nella sciata o nella pista, ma nella testa. «Perché si vince sempre mentalmente». E lei in questo momento è forte sugli sci e anche di testa. Un mix perfetto per continuare a restare sulla cresta dell’onda anche a 34 anni, performando sul ghiaccio e sulla neve primaverile, sui muri e sui tratti di puro scorrimento. Davanti a 14.500 persone, Brignone ha ricevuto la quarta medaglia iridata di una carriera che continua a essere ad altissimo livello. «Sto sciando forte, sono molto lucida e veloce – conclude -, ma in discesa non sarò favorita». Vedremo sabato che cosa saprà regalarsi, lei che è leader di specialità in Coppa del Mondo. E che continua a sorprendere giorno dopo giorno.