Le gare di Hirscher e Kristoffersen dimostrano che lo sci è sport di situazione

Lo sci alpino. Sport di ‘situazione’ per eccellenza, sempre vario, sempre diverso, totalmente imprevedibile. Nello sci la vera capacità è adattarsi a ciò che le condizioni esterne propongono. In realtà non esiste una tecnica vera e propria: esistono sì i movimenti di base, ma vanno sempre adattati alla situazione contingente, di ogni tracciato, di ogni singola curva. Le variabili sono innumerevoli: la neve, la pendenza, la velocità, il meteo, eccetera; le combinazioni possibili poi, fra queste variabili, davvero infinite, addirittura all’interno della stessa discesa. Sport di situazione appunto e mai definizione fu più appropriata!

INCERTEZZE GIAPPONESI – Le gare giapponesi sono la dimostrazione lampante di ciò, è bastato cambiare continente e tutte le certezze stagionali, che ormai sembravano consolidate, sono sparite. L’elemento tecnico che fino ad ora si era rivelato vincente: la capacità di avere subito lo spigolo in entrata curva per potere deformare prestissimo lo sci, sfruttandone così le caratteristiche geometriche (con Henrik Kristoffersen come suo più valido e efficace esecutore) a Yuzawa Naeba, in una situazione di gara un poco retrò, non ha dato i soliti frutti. Il segreto fino ad ora era fare la curva affidandosi totalmente al proprio materiale, in questo weekend, con appoggi inconsistenti, era impossibile farlo. Con questa neve appenninica di fine aprile, veloce e scivolosa (addirittura con pioggia in slalom), con i continui dossi e la pista rovinata, bisognava essere molto perpendicolari all’appoggio in entrata curva, continuare poi a mantenere i piedi sotto il corpo per fare scorrere gli sci senza brusche e deleterie prese di spigolo. Henrik Kristoffersen, appunto, invece di essere il solito dominatore, è riuscito a malapena a difendersi; Marcel Hirscher non ci ha capito nulla e per lui è davvero strano, sono così rispuntati atleti che finora sembravano in netta difficoltà.

ATLETI SMALIZIATI – Tornano alla vittoria nelle rispettive discipline Alexis Pinturault e Felix Neureuther, dai quali in questa stagione ci si aspettava sfracelli, ma che dopo molte gare sotto tono solo qui tornano a primeggiare. Rispunta sul podio lo svedese Andre Myhrer che sembrava completamente involuto e che dire poi del nostro Max Blardone? Tutti atleti smaliziati che, con esperienza, hanno saputo adattarsi meglio di altri alle nuove condizioni, bravi però anche alcuni giovani, come Il francese Mathieu Faivre, o tutta la rediviva squadra austriaca di slalom. Aspettiamo con ansia il ritorno in Europa per verificare se si è trattato semplicemente di una situazione contingente o se si è assistito a un giro di volta della stagione.

I NOSTRI – Di Max Blardone vorrei parlare a parte, lo merita il suo venticinquesimo podio in carriera. Discreta la squadra di gigante, un po’ più preoccupante la nostra compagine in slalom dove si è fatta sentire l’assenza di Giuliano Razzoli; sarei stato proprio curioso di vederlo all’opera in queste condizioni ‘Vancouveriane’. Anche se non è ancora l’ora di fare bilanci definitivi, trovo che non abbiamo elementi che possono considerarsi potenzialmente da podio certo o tantomeno da vittoria, ma diversi che possono cogliere l’attimo sfruttando la situazione contingente per inserirsi nella lotta per le prime tre posizioni e questo vale per tutte le discipline. Tutta la trasferta asiatica e tutti gli otto podi stagionali maschili giustificano questa mia affermazione. È sicuramente migliorata la nostra capacità di leggere la gara: per la maggiore esperienza di tanti nostri atleti ormai ultra trentenni, e anche per un ottimo lavoro dello staff nella preparazione dell’allenamento nell’imminenza della competizione. Preoccupante invece la mancanza di picchi prestativi, soprattutto delle nostre punte: per esempio, Roberto Nani che continua a non capirci nulla tatticamente o Stefano Gross che continua a risalire troppo con le punte tanto da essere prima o poi inesorabilmente ‘sbalzato’. Stessi argomenti valgono allargando il discorso ai velocisti, bravi sì a tornare sul podio, ma mai con prestazioni davvero eccezionali. Peccato poi che nessun giovane sia riuscito a qualificarsi in gigante e preoccupa un poco il gruppo di slalom che pare abbia un trend in costante calo. Sempre allargando il discorso sui giovani, in assoluto il solo Mattia Casse si è inserito definitivamente fra i top. Per tutti, appuntamento all’ultima parte della stagione, augurandoci ancora soddisfazioni, anche se è brutto per il nostro sport rimarcare il solito calo di attenzione da parte dei media dopo le classiche di gennaio e dopo un febbraio senza Olimpiadi o Mondiali.

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