Gut divide, da sempre. Indubbiamente fortunata, è stata anche molto brava

Una situazione simile a quanto accade in Italia per la nostra Federica Pellegrini. Com’è che si dice? “Nemo propheta in patria”. Lara Gut, 24 anni da Comano, Canton Ticino, papà svizzero, Pauli, mamma bresciana di Zone, Gabriella, predestinata da quando aveva 15 anni o forse anche meno, mantiene fede ai pronostici due lustri più tardi, vince la Coppa del Mondo generale di sci alpino tra beatificazioni (non troppe) e crocifissioni (un po’ di più), in realtà soprattutto da parte degli addetti ai lavori. I fan dalla sua parte sono molti. Però, è indubbio, Lara divide, da sempre, anche nel suo Paese natale perché dice sempre quello che pensa. Fa discutere. Tutti i colleghi svizzeri l’hanno inevitabilmente celebrata, in questi giorni, qualcuno però senza il sorriso sulle labbra…

PREMESSA – Sgombriamo comunque il campo da equivoci: quella 2015-2016 è stata una stagione particolare, iniziata già a… maggio scorso con il ritiro (sabbatico e annuale, per ora) di Tina Maze, ma ovviamente a 32 anni e dopo aver vinto tutto la slovena è libera di fare ciò che le pare. Diverso il resto del discorso: gli infortuni, ahinoi, ci sono sempre stati nello sci alpino, in questo caso però hanno messo ko, chi subito (Fenninger), chi prima (Shiffrin), chi dopo (Vonn) le principali contendenti per la sfera di cristallo generale. Almeno per noi, pronostici di ottobre, i tre nomi in prima fascia erano proprio quelli di Anna, Mikaela e Lindsey, con Gut, Weirather e Rebensburg ovviamente possibili, probabili co-favorite per la classifica generale, ma partendo un gradino leggermente più in basso.

STAGIONE – Detto questo, cerchiamo però di analizzare la situazione con la massima lucidità e per farlo serve un passo indietro: nella stagione 2013-2014, fino a quella appena conclusa la sua migliore, Lara Gut vinceva sette gare, salendo nove volte sul podio, conquistando il bronzo olimpico in discesa a Sochi, la coppa di specialità in superG e chiudendo terza nella classifica generale, ma con 1101 punti, molti meno di quelli odierni, dietro Riesch (infortunatasi alle Finali di Lenzerheide), a quota 1180 e Anna Fenninger, prima con 1371. Ci furono però anche sei uscite a pesare come macigni sull’esito finale di quella competizione, per la ticinese. L’annata 2014-2015 appariva invece quella giusta per tenare la scalata al vertice, ma… Lara in realtà si è persa, compiendo un passo indietro o forse anche più di uno, vincendo sì due gare, diminuendo però improvvisamente la sua competitività in gigante per chiudere alla fine solo nona nella overall standing, con 623 punti.

CAMBIO – A quel punto (primavera 2015), ecco la svolta. Cambio di materiali, l’aiuto d’estate chiesto a Morisod e (per pochi giorni) a Ravetto, insomma una presa di coscienza collettiva con il suo team sulla necessità di ricominciare dai fondamentali, almeno in gigante, di doversi servire di più aiuto per risalire la china, et voilàt: Lara si ripresenta a Solden subito competitiva, con il quarto posto in gigante, lo scorso ottobre. Da lì arriva la stagione sempre agognata conclusa oggi: 6 vittorie, 13 podi, 3 sole uscite ‘pesanti’, ma soprattutto otto piazzamenti nelle dieci che fanno classifica. Prima nella classifica generale e di superG, seconda in quella di combinata alpina, terza in gigante, quarta in discesa. Direte: facile, senza le principali avversarie. Ma intanto, Vonn fino a tre-quarti di stagione è stata presente e in forma più che mai, con nove vittorie e 13 podi; eppure Lara le è rimasta sempre attaccata in graduatoria, a volte poco avanti, ogni tanto dietro, ma di una manciata di lunghezze. Il punto però è comunque un altro: Gut ha trovato quella continuità che mancava, con o senza avversarie, Fennigner o Shiffrin permettendo, perché la Lara della stagione 2014-2015 non li avrebbe mai fatti 1525 punti, in nessuno modo; quest’anno invece sì, pur vincendo una gara in meno rispetto alla sua stagione migliore, 2013-2014. La continuità ad alti livelli ha fatto la differenza. Morale: sicuramente la ticinese è stata fortunata, è probabile che con le principali avversarie sane la Coppa del Mondo avrebbe avuto un andamento ben diverso, possibile anche che non l’avrebbe vinta lei, ma non si può dire con assoluta certezza. E in ogni caso 1525 punti li ha messi sul piatto alla fine ed è punteggio con il quale solitamente, al netto di exploit clamorosi targati Vonn o Maze, la sfera di cristallo si porta spesso e volentieri a casa. Questo, almeno, va sottolineato, per onestà. Così come la sua grande etica di lavoro atletico, da sempre organizzato in maniera scientifica. Ci sarà di mezzo anche la fortuna, per carità, ma non può essere un caso se la ticinese ha subìto un solo infortunio in carriera, all’anca, anche se tutt’altro che leggero.

CARATTERE – Certo, poi nell’immaginario collettivo resta anche la faccia triste sul podio di Sochi 2014, quella non si cancellerà facilmente anche perché vista in mondovisione, con la medaglia di bronzo al collo, criticata da queste pagine senza se e senza ma; certo, resta da capire perché per esempio dopo la tappa di Lenzerheide, quest’anno, non abbia voluto minimamente parlare della conquista della Coppa ormai matematica, quando la stessa Rebensburg l’aveva incoronata ammettendo che non avrebbe gareggiato in slalom a St. Moritz; certo, forse l’uscita sulla ‘Vonn’ attrice poteva anche essere evitata (tra l’altro, ironia della sorte, proprio Gut ha recitato veramente in un film, “Tutti giù” di Niccolò Castelli!) con un minimo di diplomazia in più; certo, almeno a volte ci piacerebbe vedere una Lara maggiormente aperta con i tifosi (soprattutto) e Media al parterre di gara, non solo nelle interviste ai rotocalchi, ma se vogliamo parlare di sbalzi d’umore, beh, li hanno sempre avuti i campioni dello sport e anche Vonn e Maze, basti pensare a Lindsey che prende a martellate i suoi sci e poi è costretta a scusarsi dopo la prima discesa a La Thuile o al famoso slalom di Lenzerheide 2014, tracciato dal suo allenatore di allora Mauro Pini, durante le Finali, in cui Tina praticamente scese in piedi per polemica, non si seppe bene contro chi o cosa… Quanto meno la scorsa estate la ticinese ha organizzato un Lara Gut Day aperto a tutti i tifosi.

PERSONAGGIO – Da quando è comparsa nel circuito sprizzando ‘vita’ da tutti i pori Lara è stata vivisezionata in ogni modo possibile, ma a 16 anni non è esattamente facile essere catapultati in un mondo, fatto anche e soprattutto di comunicazione e marketing, tutto da scoprire in cui però devi recitare la parte della super campionessa che in realtà ancora non sei, se non in potenziale. Anche davanti ai microfoni o alle colleghe. Dal 2008 a oggi tante cose sono cambiate, anche se forse l’unica figura che manca all’interno del Team Gut, opinione personalissima, è proprio quella di una persona molto esperta nel campo delle comunicazioni (c’era, se non andiamo errati). Lara bambina viziata, per molti? Può essere, di sicuro è un’anti diva, in questo ben più simile a Fenninger che non a Vonn: inevitabilmente sotto i riflettori, sì, ma solo per questioni legate allo sport. Qualcuno ricorda il nome di un suo fidanzato? Quelli di Lindsey li conoscono tutti….

CONCLUSIONI – Giudizi e pregiudizi che siano, poi difficilmente in questi casi si cambia idea. Forse, e diciamo forse, dietro quella scorza da dura che si porta dietro da sempre o che comunque sembrerebbe voler mostrare in pubblico, almeno questa è l’impressione, Lara nasconde magari una fragilità/dolcezza d’animo che normalmente una ragazza di 24 anni con un sorriso bello così dovrebbe avere… Ma chi lo può veramente percepire se non famiglia, eventuale fidanzato e amici più stretti?

P.S. – Sdrammatizziamo. Abbiamo visto il simpatico video su Eurosport in cui Lara sceglie un’opzione su due, tra diverse domande su vari argomenti. Ne avremmo una anche noi, chiama in causa il derby ticinese di hockey su ghiaccio: Ambrì Piotta o Lugano? Anche se in realtà conosciamo già la risposta…

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