Campioni, campionissimi sì. Medaglie tutto sommato pochine, in relazione a tradizione e qualità. Meglio è andata ai Giochi Olimpici. Pensi allo sci alpino italiano e naturalmente ti vengono in mente i nomi di Zeno Colò, Gustav Thöni, Pierino Gros, Herbert Plank, Alberto Tomba, Deborah Compagnoni, Isolde Kostner, Karen Putzer, Denise Karbon, Manfred Mölgg, Kristian Ghedina, Giorgio Rocca, Christof Innerhofer, Dominik Paris, Federica Brignone, Sofia Goggia, Marta Bassino. Tra gli altri.
Eppure, medagliere complessivo alla mano, l’Italia è solo settima nella classifica di tutti i tempi, dietro anche alla Norvegia che, pur con eccezioni, ha conquistato il grosso del suo bottino solo dai primi anni ’90, a distanza siderale da Austria, Svizzera e Francia, sia per medaglie complessive sia per numero di ori. Perché spesso è mancata continuità agli azzurri nel corso dei vari decenni e a volte, incredibilmente, vedi Vail 1989, Morioka 1993, Cortina 2021, si è raccolto poco o niente nonostante l’epopea di Tomba-Compagnoni o quella di Brignone-Goggia.
A oggi l’Italia ha conquistato, tra uomini e donne, 24 titoli mondiali dal 1931. L’Austria, per dirne una, è a 101! La Svizzera a 72, la Francia a 48. Andiamo con il numero di medaglie? Gli azzurri ne hanno vinte 77, il Wunderteam 309, i rossocrociati 211, l’Equipe de France 138. Le edizioni davvero ricche di raccolto per l’Italia si contano sulle dita di una mano, o poco più: parliamo di Aspen 1950 (2 ori, entrambi firmati Zeno Colò), di St. Moritz 1974 (2 ori, entrambi di re Gustav Thöni), di Sierra Nevada 1996 (unica volta in cui gli azzurri hanno vinto il medagliere, grazie a 4 successi, firmati Tomba, due, Compagnoni e Kostner), di Sestriere 1997 (3 ori, con Compagnoni, due, e Kostner), Garmisch-Partenkirchen 2011 (1 oro, Innerhofer in superG, sei medaglie complessive) e Courchevel-Meribel 2023 (2 ori, griffati Brignone&Bassino).
Per non parlare di una serie di contraddizioni davvero inspiegabili: Alberto Tomba, per esempio, compie l’esordio mondiale timbrando subito una medaglia in gigante a Crans Montana 1987 (bronzo), poi deve aspettare Sierra Nevada 1996 per vincerne altre e per conquistare la prima d’oro! Deborah Compagnoni e Isolde Kostner sono invece state molto prolifiche nelle rassegne iridate, con cinque titoli in due. Anche questa generazione femminile d’oro (Bassino, Brignone, Curtoni, Goggia, in rigoroso ordine alfabetico) ha dovuto attendere Meribel 2023 per lasciare veramente il segno (2 ori e 1 argento).
Incredibilmente Sofia Goggia, più volte appiedata da infortuni, non ha ancora conquistato nemmeno una medaglia iridata in discesa libera (ma è stata bronzo in gigante a St. Moritz 2017 e argento in superG per 2 centesimi ad Åre 2019), mentre è al limite dell’assurdo la serie di piazzamenti di Federica Brignone in superG tra Mondiali e Olimpiadi dal 2017: 8ª a St. Moritz, 10ª ad Åre 2019, 10ª a Cortina 2021, 8ª a Meribel 2023. Ai Giochi: 6ª a PyeongChang 2018, 7a a Beijing 2022. Sempre al traguardo, sempre nelle prime dieci, mai in top 5 nei cosiddetti grandi eventi in una specialità che in Coppa del Mondo l’ha vista trionfare ben 11 volte, con annessa Coppa di disciplina (2021-2022). Elena Curtoni non ha mai vinto una medaglia mondiale, mentre Marta Bassino ha raccolto un ottimo bottino finora, due medaglie-due ori, tra parallelo (Cortina 2021) e superG (dove in Coppa non ha mai trionfato, Meribel 2023).
L’Italia dello sci alpino a Saalbach-Hinterglemm 2025 si presenta a trazione soprattutto rosa, è vero, ma attenzione: la squadra maschile potenzialmente può essere da medaglia in ogni specialità.