Concedetemi un po’ di soddisfazione personale, oltre all’immensa gioia di rivederlo sul podio dopo più di tre anni, immaginabile da chi mi segue nei commenti, per esempio azzerati per l’emozione durante la sua manche olimpica! Quest’anno, dopo aver ripetuto alla noia in tv che Giuliano Razzoli scia meglio di quando vinse le Olimpiadi, in molti avranno pensato a una delle solite stupidaggini uscitemi di bocca davanti al microfono. Ma Giuliano questa volta mi ha sorretto, confermando le aspettative di chi, come me, ne ha intravisto una sciata di nuovo ai vertici sin dalle prime gare della stagione, pur partendo con numeri alti, schiacciato dalla pressione di non uscire dai 30 naufragando nelle liste di partenza! Razzoli è da applausi per averci messo il cuore e per l’evoluzione tecnica metabolizzata nei nuovi tracciati, ristrettisi anche di un paio di metri tra una porta e l’altra proprio dopo le sue Olimpiadi. In crisi quasi irreversibile, complici piccoli infortuni, il campione emiliano ha smentito detrattori e pessimisti invertendo la tendenza. Come? Accorciando i tempi di curva e migliorando la centralità d’assetto, dimostrata dagli eccezionali parziali cronometrici sul ripido, metamorfosi necessaria vista l’impossibilità di seminare gli avversari sui piani, come quando c’era lo spazio per scaricare sulla neve la sua potenza, tra l’altro affinata con una preparazione atletica impeccabile, unitamente a una dieta ferrea. Il podio della Podkoren corona una stagione che avrebbe potuto essere sbalorditiva, se il Razzo non si fosse piantato in quell’orribile gimcana della prima manche iridata, quando, badate bene, stava viaggiando…. molto più veloce del vincitore JB Grange!
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