Ghidoni racconta il Paris 2025: «Secondo discesista di sempre! Un grande traguardo»

Franz Klammer intoccabile a quota 25 successi in discesa in Coppa del Mondo. Dietro di lui ecco una coppia completa, ben assortita, longeva: Peter Müller e Dominik Paris. Suona bene. Pensateci. Il secondo discesista per successi nel circuito maggiore! Se n’è parlato forse poco, però il traguardo è clamoroso: 19 trionfi in Coppa del Mondo, come lo svizzero che seppe vincere dal 1979 al 1988, compreso un titolo iridato (Crans Montana 1987) e due argenti olimpici consecutivi (1984-1988) nell’era di Pirmin Zurbriggen e non solo.

Domme ha trionfato per la prima volta a Bormio nel dicembre 2012 e non ha ancora smesso, aggiungendoci una coppa di specialità e un titolo mondiale (2019) in superG, un argento iridato in discesa e ben quattro quarti posti (uno anche in combinata) nei grandi eventi. Lo celebriamo con chi lo segue da vicino dal 2022, il bresciano della Val Trompia Alberto Ghidoni (un podio da atleta in superG a Garmisch nel 1987), e poi tantissima esperienza come allenatore, sia a livello maschile sia a livello femminile. 

«Secondo discesista di tutti i tempi. Mi sembra un gran bel traguardo, o no? Era qualcosa che mi sarei aspettato, sì, qualche occasione è stata anche sprecata in carriera, ma intanto il 14 aprile saranno 36 anni ed è ancora lì a lottare con i giovani leoni. E’ un traguardo che avrebbe potuto raggiungere già un paio di anni fa. Certo, non dobbiamo dimenticare l’infortunio del gennaio 2020 arrivato nel momento migliore, quando stava sciando veramente forte, nel 2019 gli veniva tutto facile ed era partito alla grande anche nella stagione successiva». 

È incredibile pensare che né lui, almeno per ora, né Kristian Ghedina, cioè i nostri migliori discesisti numeri alla mano, senza dimenticare ovviamente i Colò, i Plank, i Mair, i Fill e via dicendo, abbiano mai conquistato la coppetta di specialità in libera: «È davvero particolare sì – prosegue Ghidoni -. Però è successo che entrambi ogni tanto steccassero la gara, completamente, pur essendo molto vincenti. E per conquistare la graduatoria di disciplina devi essere davvero molto continuo. In più, discorso ormai antico, abbiamo un sistema di punteggio che premia tantissimo il secondo e terzo classificato e tutto sommato non valorizza granché la vittoria. Basta guardare quel che sta succedendo quest’anno nel gigante femminile con Brignone e Robinson».

La stagione di Paris 2024-2025 non era iniziata benissimo, anzi, una sola top10 tra Beaver Creek, Gardena e Bormio. La svolta a Wengen: «Sicuramente da gennaio è al top fisicamente, ma in realtà non è partito bene perché ha avuto qualche problema di set-up. Ha fatto davvero fatica a trovare il pacchetto giusto e proprio dalle gare sul Lauberhorn è cambiato tutto. Serviva un set-up che gli permettesse di sciare proprio come vuole lui e l’ha trovato da Wengen in avanti». 

Inevitabile buttare lo sguardo anche sui Giochi Olimpici 2026, che per lo sci maschile si terranno a Bormio, la casa di Dominik Paris, come Kitz. In Valtellina ci ha vinto ben sette volte (sei in discesa), l’ultima però nel 2021 e l’ultimo risultato nei dieci risale al 2022: «Io penso che possa essere al top per i Giochi nella prossima stagione. Dobbiamo ricordarci di un dettaglio che spesso viene sottovalutato: si gareggerà a febbraio, non a dicembre come in Coppa del Mondo. E quindi ci sarà più luce, particolare che in questo momento della carriera di Dominik può fare la differenza. Poi certo dipenderà molto anche da come verrà preparata la pista e da come sarà la neve. Sicuramente se il fondo è bello duro e lui sente bene il manto sotto i piedi, con gli appoggi giusti, può fare quello che vuole sugli sci. Bisognerà metterci anche tanto cuore. Lui continua ovviamente per quella medaglia olimpica che gli manca. Il quarto posto a Pyeongchang 2018 dispiace ancora dietro Svindal, Jansrud e Feuz. Tre fenomeni, come lui però».

E le Finali a Sun Valley? «Ah, qui la pista di discesa è praticamente nuova. Si trovano dei filmati sul web con Ryan Cochran-Siegle che ha fatto due giorni sul tracciato, come gli altri americani. So che hanno anche eseguito un gran lavoro con le ruspe per lavorarla al meglio. Ha nevicato anche abbastanza ultimamente. Vedremo».

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