Crociato anteriore, cinque movimenti da non fare

In relazione al rischio di infortunio al ginocchio e in particolare al legamento crociato anteriore (LCA), esistono dei movimenti da evitare durante le attività sportive. Lo studio dei meccanismi di infortunio e dei fattori di rischio, incubo di ogni sciatore, ha permesso a oggi di arrivare a una comprensione più approfondita delle strategie preventive che possiamo mettere in pista. La valutazione e il trattamento della qualità di movimenti sono senz’altro concetti chiave in questo campo. Alcuni di essi andrebbero evitati dallo sciatore per non mettere a repentaglio la sua salute.

1. GINOCCHIO VALGO DINAMICO
Numero uno e indiscusso fattore di rischio per gli infortuni al ginocchio, un eccessivo movimento del ginocchio verso l’interno definito appunto valgo dinamico, entra spesso in gioco come determinante degli infortuni al LCA. La combinazione di movimenti e rotazioni con intra-rotazione d’anca e abduzione (movimento verso l’esterno) e rotazione della tibia, comporta la massima tensione al livello del LCA, spesso causandone la rottura. Questo meccanismo si rende inoltre responsabile delle lesioni al legamento collaterale mediale nello sciatore. Le strategie preventive riguardo questo tipo di movimento, più comune nelle sciatrici, si fondano su tecniche di apprendimento corrette e su esercizi di rinforzo dei muscoli dell’anca, in particolare glutei.

2. TILT DEL TRONCO
Un’eccessiva inclinazione del tronco sul piano frontale può anch’essa essere responsabile di un’alterazione delle linee di carico dell’arto inferiore e predisporre sequenze motorie pericolose per la stabilità del ginocchio. Pochi gradi di inclinazione del tronco sul piano frontale, detto anche ‘Trunk tilt’ possono alterare l’allineamento del ginocchio attraverso uno spostamento repentino del centro di massa che si trova appunto nel tronco. L’immagine mostra un movimento di lateralità, associato a forze esterne (pericolose) a livello del ginocchio. Le strategie preventive risiedono in un programma di forza funzionale dei muscoli del ‘core’ e di esercizi con carico per ricreare una condizione di destabilizzazione.

3. DROP PELVICI
Cadute del bacino controlaterali all’arto di appoggio sono indicative di una scarsa stabilità dei muscoli del bacino e sono spesso determinate da una debolezza dei muscoli glutei (in particolare del medio) a livello dell’arto sano. Queste alterazioni sono spesso osservabili in relazione a un collasso mediale del ginocchio e dovrebbero essere evitate al fine di ottimizzare il controllo dell’arto inferiore. Le strategie preventive in questo caso risiedono in un rinforzo selettivo e funzionale dei muscoli dell’anca e a tecniche di apprendimento della sequenza motoria corretta.

4. STIFF LANDING
Una debolezza delle grandi masse muscolari dell’arto inferiore e in particolare dei muscoli della catena cinetica posteriore dell’arto inferiore (muscoli flessori del ginocchio e glutei) possono comportare uno scarso assorbimento attraverso la contrazione eccentrica muscolare delle forze di reazione del suolo, ovvero le stesse forze che imprimiamo al suolo che si ripercuotono in misura uguale e contraria sul nostro corpo in moto, specialmente in appoggio mono podalico o in atterraggio da un salto. Questa capacità è in particolare correlata all’angolo di flessione del ginocchio, se poca comporta spesso questo tipo di criticità. La strategia preventiva richiede esercizi pliometrici e di rinforzo della catena cinetica posteriore.

5. DOMINANZA QUADRICIPITALE
In determinate condizioni, specie quando l’atleta presenta una dominanza della catena cinetica anteriore (muscolo quadricipite femorale) rispetto alla catena cinetica posteriore (muscoli flessori di ginocchio), si possono adottare delle strategie di movimento a ‘dominanza quadricipitale’ sul piano laterale. In particolare si osserverà un’anteposizione del ginocchio alla punta del piede, con potenziale sovraccarico, una buona o eccessiva flessione di ginocchio e talloni scollati dal terreno in esercizi di salto. L’anca inoltre è spesso poco flessa. Le strategie di trattamento risiedono in attivazione e rinforzo dei muscoli corretti ed esercizi qualitativi di alterazione del pattern di movimento con feedback laterale.

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