Contro corrente

Si entra nei bar per bere il caffè buono, non per l’insegna grande. E in effetti al 360 di Via Risorgimento, a Zola Predosa, periferia bolognese, in una costruzione a un piano, stretta e lunga, tra la strada e la ferrovia – tra la Via Emilia e il West, parafrasando Francesco Guccini – non c’è nessuna insegna. Ma dentro c’è il caffè buono, quello per il quale arrivano anche da lontano. L’insegna di CRAS, che sta per Centro Riparazione Articoli Sci da Gianclaudio Bartolotti – per tutti, da sempre, il Bimbo – sono i carrelli di sci che ogni mattina vengono esposti fuori, in fila. All’inizio della scorsa stagione un giorno ce n’erano 37 e ognuno può contenere fino a una sessantina di attrezzi, fate voi i conti… Perché il Bimbo è ormai una tappa fissa per migliaia di appassionati, nonostante si posizioni agli antipodi dei credi commerciali moderni del settore e anche fuori dalle grandi rotte dello sci. «Siamo più vicini alla sabbia che alla montagna, eppure poco fa è andato via un signore di Milano, settimana scorsa sono arrivati qui un allenatore di Madonna di Campiglio e uno di Cortina, ora stiamo preparando uno scarpone da spedire a Siracusa» mi dice il Bimbo, 55 anni, dal 1984 comandante dell’equipaggio del CRAS: Mauro Menza Menzani e la moglie Lauretta, Fabrizio e Davide Mazzi, Nadia Galliani e la sorella di Gianclaudio, Gigliola Bartolotti, tutti in negozio da almeno cinque anni. Il CRAS non ha un sito internet. O meglio, ce l’ha, ma è una semplice vetrina con i contatti. Niente shop online. Nel punto vendita, rigorosamente, solo sci, scarponi, attacchi, bastoni e caschi. L’unica concessione ai soft goods sono i guanti. Quattro stanze in fila, a tratti anguste, stipate di scatole e di attrezzi all’inverosimile; sembra più un noleggio che un negozio. Se vuoi qualcosa devi chiederlo, difficile vedere e toccare prima, se si esclude il locale trapezoidale all’ingresso, con qualche centinaia di scarponi negli scaffali, tutti fuori dalle scatole. Si dice che nei sabati e domeniche di grande affollamento a volte la porta venga chiusa a chiave e uno dei dipendenti faccia il buttafuori… Una filosofia controcorrente, ma vincente, nella quale assortimento, tradizione e competenza hanno una parte importante.

©Federico Ravassard

Il negozio esiste dal 1978 e Gianclaudio era un cliente. Poi nel 1984, a 18 anni, inizia a lavorare qui e diventa subito socio, rilevando alcune quote. «Il CRAS è così perché me lo sono sempre immaginato così» taglia corto il Bimbo mentre fa lo slalom tra il telefono, i clienti di una ordinaria giornata infrasettimanale e le mie domande. A poco a poco la sua impronta diventa sempre più evidente e le idee si dimostrano vincenti. L’altro socio gli lascia strada, l’importante è che i conti tornino. E i conti tornano. Il CRAS nelle cento giornate calde dell’autunno e dell’inverno è aperto ininterrottamente tutti i giorni della settimana, dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 19,30, ma il Bimbo alle sei e mezza è già a fare colazione al bar, alle sette è dietro il banco e dopo cena si sente il rumore delle macchine per fare gli sci. Anche in un normale mercoledì di ottobre è un via vai continuo. Mentre parliamo irrompe in negozio Filippo, il padre dell’azzurro della squadra B di Coppa del Mondo Giulio Zuccarini. Ne nasce un simpatico baratto: formaggio e salumi di Gaggio Montano in cambio di un attacco. Giulio scia Rossignol, una delle aziende con le quali il Bimbo ha un rapporto più diretto. Non è un caso che il CRAS dall’anno scorso sia uno dei quattro atelier racing italiani (non solo per Rossignol, ma anche per Dynastar e Lange), i centri di riferimento per il mondo gara del marchio del galletto, dove si può trovare tutto l’assortimento e dove arrivano anche i materiali contrassegnati con la lettera Y, quella della Coppa del Mondo. È un percorso che parte con il diploma di bootfitter conseguito nel 2016, quando Rossignol ha scelto proprio il CRAS per presentare i corsi con un insegnante d’eccezione come Stefano Macori, che passa regolarmente da Zola Predosa per mettere la sua esperienza a disposizione di Fabrizio Mazzi, l’uomo delle scarpe all’interno dello staff. È un percorso partito prima, con un’intuizione del Bimbo, quella del noleggio. Buona parte del materiale racing infatti, se si escludono gli attrezzi FIS top, viene dato con formula rental ad atleti e sci club. Una scelta coraggiosa all’inizio, ora seguita da altri, che consente di avere sempre a disposizione i migliori attrezzi e di risparmiare. «È un’idea che avevo in testa da tempo e che ha preso piede con la crisi del 2008» dice il Bimbo. L’anima racing del negozio va dalle categorie giovanili ai Master. «Proprio ieri è passato in negozio un signore che ha prenotato ben 11 Hero Master di Rossignol, per lui e per gli amici» lo interrompe Mauro Menzani. Mauro ha fatto lo stesso percorso del Bimbo, da cliente a negoziante. Ormai sono passati undici anni. E ricorda qualche aneddoto. «Sulla scarpa da sci, su quella racing in particolare, il primo problema è la numerazione, quasi sempre chi ha dolori la sceglie troppo grande». 

©Federico Ravassard

«Le scarpe del numero sbagliato non le vendiamo e anche sci e scarponi che non vanno bene per quel tipo di sciatore non li diamo, piuttosto preferiamo che uno ritorni e ci dica che con l’attrezzatura che abbiamo consigliato non si è trovato bene ed è libero di lasciarcela e provare altro» lo interrompe il Bimbo. «La maggior parte dei problemi sullo scarpone si risolvono con un plantare, poi è normale che se si sale di livello possa essere necessario anche qualche intervento di bootfitting, ma già con il fitting, la scelta della scarpa giusta, si risolvono molti dei disagi» conclude il Menza. Dietro alle sue parole c’è un altro credo del Bimbo, product is king, il prodotto vince sempre, oltre le mode, oltre il marketing. Per questo in negozio c’è un assortimento così ampio, per questo a ottobre il giovedì pomeriggio il negozio rimane chiuso, per partecipare agli stage delle aziende. 

©Federico Ravassard

«Ci andiamo tutti, ecco perché chiudiamo il negozio, è la conoscenza del prodotto e l’esperienza di tanti anni che fanno la differenza e poi per noi che seguiamo un solo sport è più facile». A fine stagione, quando il CRAS è aperto solo su appuntamento, tutti a sciare con gli attrezzi della nuova stagione. Ma non basta. «Per essere sicuri delle nostre idee collaboriamo con l’istruttrice nazionale Barbara Milani alla quale chiediamo diversi feedback». Nel pomeriggio Nadia, la moglie del Bimbo, lo chiama: «C’è Jari che ti vuole». È Jari Lenzi del Tutto Bianco, uno dei tanti sci club con cui lavora il CRAS. Mentre saluto Jari mi guardo intorno. Ci sono decine di sci, ognuno con un po’ di nastro adesivo e il nome dell’atleta scritto con il pennarello. Il rumore della mola fa da sottofondo. «Anni di esperienza mi hanno portato alla conclusione che in tre ore puoi fare sei sci bene, non di più, preferisco la qualità alla quantità» dice Davide Mazzi, alle macchine per preparare gli sci. Il Bimbo lavora con una quarantina di sci club, con alcuni in esclusiva. I nomi che contano di Emilia e Toscana ci sono tutti, dal Sestola all’Academy School Val di Luce o al Lanciotto. «Poi arrivano allenatori dalle Alpi o da Sud, ma non siamo noi ad andare a cercarli, vengono loro, vengono tanti Maestri perché sanno che risolviamo problemi» dice il Bimbo. Come quando, dopo aver visto le feste del freestyle che Gianclaudio organizzava davanti al negozio, montando un trampolino per i salti e chiudendo centinaia di metri di strada che si riempivano di appassionati, il sindaco di Bellaria Igea Marina l’ha chiamato per organizzare una sessione in riva al mare, alla Notte Rosa, tra decine di migliaia di spettatori.

©Federico Ravassard

Una mattina, dopo quelle feste del freestyle organizzate tra il 2010 e il 2014, il Bimbo, come sempre, è andato al bar a fare colazione prima di aprire il negozio. Sulla locandina del Resto del Carlino c’era un unico, grande titolo: A Bologna si scia, grazie Bimbo. Un titolo da festeggiare con una tazzina di caffè. Di quello buono. 

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