Ci sono vite che capitano e vite da Capitano: grazie Manfred

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E’ stato un lungo viaggio Manfred. Da quel campionato italiano al Passo del Tonale nel 2003 quando salisti sul podio quasi timoroso, fino all’ultimo ballo nella notte di Flachau bagnata dalle lacrime. E’ stato un viaggio troppo denso e intenso, infinito, unico per chi davvero ha vissuto tutta la tua carriera agonistica raccontandoti. Vivendola e condividendola, come noi che abbiamo la fortuna di fare (pochi, forse ormai quasi gli unici) questo mestiere sul campo e non solo dietro ad una tastiera.

Dagli innumerevoli primi atti stagionali a Sölden, al filotto di podi iridati. La prima medaglia in Svezia ad Aare nel 2007, argento in slalom. Ancora così giovane, con quel viso affilato, quel capelli biondissimi, quel sorriso dolce che di primo acchito nascondeva il guerriero che c’è dentro di te e che per tutti è stato e sarà esempio sempre. La seconda in Germania a Gramisch Partenkirchen nel 2011. Un bronzo in slalom, quei festeggiamenti abbozzati (ma ugualmente verissimi) nella hall dell’albergo quando Casa Italia, essendo l’ultimo giorno della rassegna mondiale, era stata (senza senso) sbaraccata. Quel pendio bavarese che ti ha poi regalato altre soddisfazioni come una vittoria in Coppa del Mondo e podi. Nel 2013 l’argento in gigante in Austria a Schladming, nel tempo degli sci. Quando tutti si aspettavano gli specialisti azzurri del gigante ed invece sei arrivato tu a mettere la tua nobile firma. E poi quella cavalcata trionfale nella Coppa del Mondo di slalom che poi hai vinto nel marzo 2008 a Bormio. Ti ricordi? Ti seguivamo ovunque con computer e videocamera, anche fra quelle due manche davanti ad un garage al Ciuk, soli, nascosti, seduti su una vecchia damigiana di vino, per tenere alta la concentrazione fuori da occhi indiscreti e schiamazzi.

Negli anni che passano, la tua perseveranza a stare davanti, a non mollare mai, a rendere ridicoli i discorsi, tanto italiani, sull’età. Asserzioni che hai sgretolato ogni volta a suon di risultati, come fanno solo i grandi campioni come te. Perchè alla fine ce lo hai insegnato tu: l’età è solo un numero ed esistono sciatori veloci o lenti, non giovani o vecchi. Perchè lo hai sempre sostenuto e dimostrato che l’umiltà è la base, il dna della vita e cosi conseguentemente anche dello sport. Ce lo hai insegnato tu che non bisogna trovare scuse banali, che è necessario accettare le sconfitte, che bisogna guardare avanti. Anche nei momenti bui, anche nei diversi infortuni che ti hanno accompagnato, non hai mai perso quella forza di volontà, quella passione. Ce lo hai fatto capire che oltre un grande sciatore, eri e sei uno atleta vero, multidisciplinare e che ogni cosa che fai, la fai sempre al meglio. Come nel calcio, come nel corsa, come nel golf. Come nel ciclismo, che ami e ci hai fatto amare ancora di più.ù

Ho e abbiamo scritto, narrato, fotografato, registrato, questo lungo viaggio, E’ impossibile nominare qui chi ti ha accompagnato: allenatori, skiman, preparatori, fisioterapisti, medici, compagni, colleghi, tifosi, amici. Sono troppi, come sono innumerevoli le tappe, le fermate, le stazioni di questo eterno viaggio. Certamente ci mancherai. Ci mancherà quel sorriso, quel non voltarsi mai indietro, quel non lamentarsi mai, quell’accento ladino badiota cordiale ma a volte anche burbero, quel prendersi cura della squadra, del gruppo. Ci mancherà il nostro Capitano, con quel desiderio di sfida, di superarsi sempre, di lottare. Di sognare. Di agonismo semplicemente. Ci sono vite che capitano e vite da Capitano: grazie Manfred Moelgg.

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