Contenta e felice, ma neppure troppo, sempre con la testa sul collo, lucida e ambiziosa per carattere. Beatrice Sola, con la convocazione in azzurro, è come avesse chiuso un ciclo, ma è consapevole che è anche l’inizio di un altro, quello decisivo. Dove le cose si fanno maledettamente sul serio. «Abbiamo lavorato dall’inizio per arrivare sino a questo traguardo, adesso si ricomincia con un nuovo obiettivo». Così Ugo Giongo, il tecnico che ha seguito Beatrice sin dall’inizio.
Mamma Serena e papà Fabrizio, infatti, sono maestri di sci: papà in più gestisce anche il Bondonero Skibar al Bondone, mentre mamma è professoressa. Così dopo le prime garette, decide di entrare in uno sci club e all’Agonistica Trentina trova Ugo. E quando Ugo viene chiamato dal Falconeri Ski Team e accetta il nuovo lavoro, Beatrice, ancora nei Pulcini, non si fa problemi ad abbandonare la tranquillità di sciare sulle piste di casa del Bondone per seguire il suo allenatore, anche se doveva ogni volta scendere a Trento, magari accompagnata da papà o mamma se potevano lasciare il lavoro, altrimenti con la corriera per poi andare ad allenarsi a Folgaria visto che il nuovo club fa campo base lì. Una crescita graduale, ma costante. Al secondo anno Aspiranti, ovvero la stagione appena conclusa, il piano iniziale era quello di concentrarsi sulle gare che contano, prima di tutto il GP Aspiranti (vinto) e quello Giovani (seconda), i campionati italiani Aspiranti (con due ori, in gigante e combinata, e altrettanti argenti, slalom e parallelo), mentre quello a lungo termine era ottenere il pass per la Coppa Europa ed entrare nelle trenta (fatto) e poi provarci anche ai Tricolori Giovani (terza in slalom). E alla fine dell’annata, quella dove ha raccolto più di sempre in termini di risultati, è dodicesima al mondo del suo anno in slalom, la migliore italiana. Sino a raggiungere l’azzurro.
E la prossima stagione sarà a dir poco impegnativa: la Nazionale, magari l’ingresso in gruppo sportivo militare (Polizia?) e la maturità. Che Beatrice dovrà affrontare in Austria. Perché quando è arrivato il momento di decidere la scuola superiore ha puntato dritto su Stams e il suo Schigymnasium. Meno male che da Trento a Innsbruck c’è il treno e magari si trova anche qualche passaggio in auto, in fondo sono solo due ore di viaggio, insieme alla sorella Federica, anche lei agonista di famiglia, ma con lo snowboard. Peccato che di tedesco ne sapesse pochino dopo tre anni alle medie. Ma ci è voluto un attimo ad ambientarsi e a sistemare la questione con la lingua, grazie anche a mamma che lo conosce bene e lo insegna a scuola, sino a trovare oggi le parole, quasi prima in tedesco che in italiano. Così, oltre a essere determinata di suo per natura quando chiude gli attacchi al mattino presto, lo è diventata ancor di più, quasi teutonica in tutto quello che decide di intraprendere. Anche perché in Austria c’è tempo per lo sport, con le piste fuori dalle aule e palestre di prim’ordine, ma appena finiscono le gare ti mettono sotto con studi e verifiche se vuoi andare avanti per ottenere la maturità scientifica. Pur rimanendo quella di sempre, solare e sorridente appena posati gli sci in pulmino.