Altre due cancellazioni. Niente superG alle finali di Lenzerheide.
Inutile nasconderlo, l’interesse di quello femminile era soprattutto rivolto alla sfida della overall. La coppa di specialità era già saldamente nelle mani di Lara Gut-Behrami, c’era da capire come e quanto la svizzera, soprattutto dopo la cancellazione della discesa, sarebbe riuscita ad avvicinare e magari superare Petra Vlhova. Si partiva ovviamente con lo stesso margine, 96 punti, che divideva le due dopo gli slalom di Åre e che restano tali in attesa di gigante e slalom. E alle spalle della svizzera chiude Federica Brignone.
Stesso copione al maschile. Ce l’avrebbe fatta Marco Odermatt ad avvicinare o superare Alexis Pinturault? Tutto rimandato alle ultime due gare, con 31 punti tra i due contendenti. E la coppa di specialità in questa occasione è nelle mani Vincent Kriechmayr con Odermatt ‘costretto’ ad accontentarsi del secondo posto.
E allora una considerazione. Con una premessa scontata per evitare inutili discussioni: le gare sono sempre state cancellate (e devono essere cancellate se non ci sono i giusti margini di sicurezza per gli atleti) e chi vince lo ha fatto meritatamente. La questione è un’altra: se le finali sono organizzate per accrescere il pathos per le assegnazioni della Coppa e delle coppe, per tenere incollati gli appassionati sino alla fine e poi non possono essere posticipate perché il programma resta immutabile allora hanno senso con questo regolamento (la norma 19.1 nello specifico)? Vero, modificare il programma delle finali non è una passeggiata per gli organizzatori, ma una soluzione diversa non sarebbe possibile? Vero anche che questo è un periodo particolare causa covid, ma la nostra riflessione va oltre questa situazione pandemica. Le finali dovrebbero essere spettacolo per i tifosi e festa per gli atleti. Così come sono strutturate non sono né l’uno né l’altro. Vedersi consegnare la coppa in albergo non è certo il massimo per chi ogni volta vive dell’adrenalina della competizione.