E’ stato il primo grande talento sloveno a emergere in Coppa del Mondo in quella che all’epoca era la Jugoslavia, anche se poi fu Jure Franko, e non lui, a conquistare la prima storica medaglia olimpica ai Giochi invernali per quel Paese, argento in gigante a Sarajevo ’84. Poco cambia. Bojan Krizaj, rimane il più grande sciatore sloveno di sempre, specialista di slalom e gigante. A margine della festa per gli 80 anni del marchio Elan, ha parlato con il portale sloveno Sport Clube (SK). Toccando svariati argomenti.
Lo sci indoor, per dirne una, non lo entusiasma particolarmente. «Ho già sciato al coperto. Ma è una soluzione di ripiego. Dubito che le piste al coperto sostituiranno completamente lo sci sulle piste all’aperto. Spero che presto le cose cambino in meglio, così non dovremo cercare gli ultimi residui di neve», afferma il più grande sciatore alpino sloveno di tutti i tempi.

Nella sua bacheca, oltre alla coppa di slalom, ha anche una medaglia d’argento dei campionati mondiali del 1982 e può vantare 33 podi. Tra questi ci sono anche otto vittorie. Sicuramente l’ultimo numero sarebbe stato molto più alto se non avesse gareggiato nell’era dell’eccezionale Ingemar Stenmark, con cui oggi ha un buon rapporto: «Sì, sì. Ora siamo molto più amici di quanto lo fossimo durante la nostra carriera attiva», ha detto con il sorriso Bojan Krizaj. «Stenmark viveva nel suo mondo. Gli abbiamo messo un bersaglio sulla schiena e ci siamo chiesti come farlo cadere dalla vetta. A volte ci siamo riusciti. Molte volte no. Perché era il migliore? Se allora avessi saputo la risposta, avrei agito. Semplicemente, tutto gli riusciva alla perfezione», racconta Križaj, un tempo slalomista e gigantista di alto livello. Si è cimentato anche nella discesa libera, ma dopo una terribile caduta a Kitzbühel non ama parlarne. Così come non ama parlare dei suoi successi. Di come fosse il primo nome dello sport in Slovenia, di come le macchine da lavoro si fermassero o le lezioni scolastiche venissero interrotte per seguire le sue gare. Ha detto più volte che si gode il presente, anche se non nasconde l’orgoglio per i risultati eccezionali ottenuti e soprattutto per aver aperto nuove strade.
Sui grandi campioni attuali della sua Slovenia, in altri sport, Tadej Pogačar e Luka Dončić, si esprime così, non senza ragione: «Ai miei tempi non c’erano i social network. La gente non aveva questo tipo di accesso agli atleti. A volte mi dispiace per gli atleti moderni, perché sono sotto i riflettori 24 ore su 24. Quando ero un atleta, un gruppo di giornalisti viaggiava con noi e faceva reportage. Quello che non riuscivano a catturare veniva trasmesso ai media da Tone Vogrinec. Per il resto eravamo isolati. Ecco perché dico che lo sport di oggi è diventato molto crudele», risponde il 68enne di Tržič, ambasciatore onorario di Elan.




