Comeback, atto secondo. Potremmo definirlo così il nuovo ritorno di Marcel Hirscher. Il primo, tanto chiacchierato, era avvenuto lo scorso anno, l’altro proprio in questi giorni. Due storie differenti perché mesi fa rientrava dal lunghissimo stop e dopo aver detto addio alle competizioni, questa volta invece si tratta del ritorno sulla neve a seguito dell’infortunio subito nella prima parte della passata stagione.
Il trentaseienne che ha deciso di indossare i colori dell’Olanda, portando in alto la bandiera della mamma, si era infatti rotto il legamento crociato del ginocchio sinistro durante un allenamento a Reiteralm. Erano passati pochi giorni dall’uscita nello slalom di Gurgl, dove comunque già qualche rischio se lo era preso.
Ritiro definitivo? Bandiera bianca al cielo? Macché. Marcel Hirscher è subito stato operato, ha ripreso appena possibile a lavorare per guarire e per preparare la nuova stagione. Non è mai stato un mistero, anzi, l’obiettivo è sempre stato chiaro.
E ora eccolo qua, di nuovo sulla neve. Per le prime curve ha scelto il capannone di Zoetermeer, nei Paesi Bassi. «Avevamo l’intera area tutta per noi, con condizioni perfettamente controllate – racconta – pista livellata, neve costante, nessuna sorpresa. Le condizioni restano identiche per tutta la giornata. Esattamente ciò che serve per testare il ginocchio e l’assetto».

Subito grande fiducia, che lo circondava già da parecchio tempo. «Un’uscita davvero positiva, con tre insegnamenti chiave. Primo: il ginocchio non ha mostrato alcuna reazione negativa ed è un’ottima notizia. Secondo: la gioia di sciare è intatta. Terzo: la strada per tornare in modalità gara è ancora lunga».
E allora emozioni e grande sorriso, pronto per ripresentarsi ancora una volta al cancelletto di partenza della nuova stagione. Con i suoi Van Deer che possono di nuovo essere sviluppati dalle sensazioni, dalla classe e dai piedi del campionissimo. Che sogna i Giochi Olimpici con la bandiera dell’Olanda e che è ritornato sulla neve dopo 277 giorni.
Certo, anche per lui non è stato per nulla facile fermarsi sul più bello. «Nove mesi fa ero a pezzi – racconta – È stata una dura batosta, ma anche un’esperienza preziosa di crescita. Sono stati piccoli passi lungo il cammino del ritorno. È una parte dell’esperienza di vita che finora mi mancava. Sono particolarmente grato di non aver mai avuto infortuni nella mia prima carriera. E tolgo il cappello davanti a chiunque lotti per tornare dopo una simile battuta d’arresto».




