E’ già successo. E più volte. Tra il 1985 e il 1990 la Coppa del Mondo maschile scattò due volte dall’Argentina (Las Leñas, 1985-1986), dall’Australia (Thredbo, 1990) e persino dalla Nuova Zelanda (Mt. Hutt, 1991). Sempre in agosto, sempre con due gare, tra specialità veloci e tecniche. Quella femminile ci provò una volta sola, nel 1989, con il via da Las Leñas, discesa e superG. Poi non si è più gareggiato (come del resto anche prima) tra Sudamerica e Oceania. Ma in futuro cosa accadrà? La Federazione internazionale sta pensando e pianificando dei cambiamenti.
Il presidente della FIS Johan Eliasch si trova di fronte a un dilemma: da un lato vuole aprire a nuovi mercati, dall’altro promuovere la tutela dell’ambiente. Come riporta Blick, la Federazione Internazionale dello Sci sta esaminando da tempo la possibilità di iniziare la stagione sciistica in Sud America. Ma è davvero ecologico? La situazione attuale della Coppa del Mondo fa scuotere la testa a molti atleti. Assi delle discipline tecniche, come l’austriaco Manuel Feller, detentore della coppa di slalom, devono per esempio percorrere ben 17.220 chilometri in vista del gigante di Beaver Creek, per poi tornare in Europa subito dopo. Questi spostamenti stanno alimentando il dibattito su quale direzione prendere in futuro.
Una possibile soluzione sarebbe un “Super Ötztal kick-off”, con slalom gigante a Sölden e slalom a Gurgl in due fine settimana consecutivi. Ipotesi, questa, davvero realistica, visto la vicinanza delle due sedi. Jakob Falkner, amministratore delegato di Bergbahnen Sölden, sostiene tale idea: «Per me è chiaro che l’apertura deve essere ulteriormente rafforzata», dice al Blick.
Ma la FIS guarda ancora più in là. Si sta discutendo sulla possibilità di iniziare la stagione in Argentina, a esempio a Ushuaia, dove molte squadre già si trovano per la preparazione estiva. Diego Züger, co-CEO di Swiss-Ski, vede un potenziale in questo: «Se si possono utilizzare le sinergie, svilupparle e sfruttare nuovi mercati, si dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi Sudamerica». Anche la sciatrice polivalente Michelle Gisin immagina realmente una partenza della Coppa in Patagonia: «Viaggiare in Argentina può sembrare una follia. Ma se quasi tutte le squadre sono già lì, le gare tecniche potrebbero avere un senso. Allora è più ecologico approfittarne». Urs Lehmann, presidente di Swiss-Ski ed ex iridato in discesa a Morioka 1993, sostiene: «Noi chiamiamo il nostro format Coppa del Mondo ed è per questo che dovremmo organizzare gare in quante più parti del globo possibile. Solo così il nostro sport può crescere».
Il portavoce della FIS sottolinea però che l’attuazione «non è facile». Bruno Sassi spiega: «La verità è che l’impresa è più complessa di quanto sembri. Certo, molti atleti sono già lì, ma non nello stesso posto e non nello stesso momento». Inoltre, il finanziamento dovrà essere chiarito con le emittenti televisive. «È un obiettivo meraviglioso che possiamo sognare, ma non è facile realizzarlo». Nonostante tutte le sfide, la pianificazione dei Giochi Asiatici Invernali del 2029 in Arabia Saudita dimostra che quasi tutto è possibile nello sci, anche se lì non nevica praticamente mai.
Il dibattito sulla tutela dell’ambiente e sull’apertura di nuovi mercati per lo sci rimane quindi appassionante. Resta da vedere come la FIS riuscirà a trovare un equilibrio. Una cosa è chiara: lo sci sta affrontando grandi cambiamenti che portano con sé sia opportunità sia rischi.