Contro il logorio della vita moderna. Il Bimbo è come la pubblicità di quel liquore al carciofo, perché è innegabile che il mondo dello sci sia ben più complesso di qualche anno fa e se c’è una persona che toglie problemi è proprio Gianclaudio Bartolotti, che tutti chiamano da sempre Il Bimbo, e il suo staff al negozio CRAS di Zola Predosa, nella periferia bolognese. Prendi il suo lavoro: 38 anni fa, quando ha iniziato a servire i clienti, non era necessario arrivare in negozio alle sei di mattina e uscire alle nove di sera – se va bene – per stare dietro alle richieste di una clientela sempre più esigente (e impaziente). Allora c’erano una sessantina di negozi che vendevano sci da queste parti, oggi si contano sulle dita di una mano, ma in compenso è arrivata la concorrenza liquida degli shop online. Una complessità a più facce, perché riguarda tutti. Gli sci club si trovano a fare i conti con il declino del volontariato e la burocratizzazione, che rende sempre più impegnativa l’organizzazione delle gare; le famiglie con il caro bolletta e l’aumento del costo della vita che succhiano soldi al portafoglio dedicato allo sci.
Nel giro di qualche anno è cambiato il mondo e la base soffre di una crisi di vocazione, qui come altrove. «Fino ai primi anni duemila riuscivamo a organizzare trasferte con decine di iscritti, nelle quali mettevamo insieme turisti e agonisti, che venivano a cercarci, oggi dobbiamo andare a cercarli noi e le uscite spesso saltano, perché la gente decide solo all’ultimo minuto» dice Giuliano Scarabelli, presidente dello sci club Maranello, una presenza fissa nei locali del CRAS Dal Bimbo. Gli fa eco Roberto Falchieri, del direttivo del Val Carlina: «Senza il servizio di noleggio per i giovani agonisti sarebbe molto difficile mantenere costi ragionevoli per atleti che sono nella fase di crescita e, quando si rompe lo sci di un ragazzino, magari per un salto maldestro, il Bimbo riesce sempre a sostituirlo o a trovare una soluzione veloce». Un problema in meno anche per genitori e allenatori, che risparmiano tempo e hanno la garanzia di trovare quello che cercano. È questo il segreto per riempire il negozio tutti i santi giorni di inverni sempre più pazzi, anche lunedì 17 gennaio, quando siamo tornati (l’articolo di presentazione del punto vendita è su Race ski magazine 160) in questo Atelier Rossignol per fare il punto sullo stato di salute dell’agonismo emiliano.
Come gli altri Atelier, che mettono in scaffale tutto l’assortimento agonistico Rossignol, Dynastar e Lange, unito alle competenze nella lavorazione di sci e scarponi che solo altri tre negozi di tutta Italia possono vantare, CRAS Dal Bimbo è una piccola casa dove ogni giorno si parla delle problematiche del movimento agonistico. La realtà giovanile di alto livello qui – sarà per la vicinanza di Maranello e del rosso Ferrari, sarà per le vicine colline dove fermentano le bollicine del Pignoletto – è ancora frizzante. Dalle stanze del Bimbo sono passati e passano i Tintori, gli Zuccarini, le De Leonardis e i Saccardi. Sotto, c’è un mondo diviso in due, quello della pianura e dell’Appennino. Tra la Via Emilia e le prime colline le società che sono sopravvissute sono un’eccezione.
«Quando la neve imbiancava i ciliegi, a Vignola si usciva con gli sci sulle colline, oggi, con quasi 55 anni di storia alle spalle, siamo tra le poche realtà sopravvissute, però ci occupiamo di avvicinare i bambini allo sci, poi in collaborazione con le società delle valli, facciamo proseguire quelli che hanno velleità agonistiche» dice Paolo Chierici, presidente dello sci club Vignola, 150 tesserati, tra i quali anche Mauro Menza Menzani, che lavora al reparto scarponi del CRAS. Una realtà, limitatamente ai corsi di sci, in buona salute, con numeri in crescita. «Lo vediamo anche noi, dai dati del noleggio, anche nelle categorie agonistiche: l’anno scorso era l’unica attività possibile, percepita come sicura dalle famiglie, perché si svolge all’aria aperta, e così sono arrivate nuove leve ad ampliare un po’ la base» interviene il Bimbo. Matteo Bigi, ex presidente del Maranello, conferma il trend: «Nonostante il congelamento dell’attività dello scorso inverno a causa della pandemia, c’è interesse». Gli iscritti sono circa 160 e, oltre alle classi di sci, c’è un gruppo Master di livello, con diversi titoli provinciali e regionali e l’obiettivo di fare crescere un piccolo vivaio nelle prime categorie agonistiche. E poi ecco il fiore all’occhiello della società di Maranello: un gruppo di sciatori d’epoca, con sci di legno (anche senza lamine) e costumi d’antan, del quale fa parte anche il presidente Scarabelli. Una realtà che poche società possono vantare e partecipazioni a manifestazioni all’estero. Il club è attivo anche nell’organizzazione di gare, con due giganti della fase regionale del Trofeo delle Società, al Passo del Lupo, a inizio marzo.
A differenza degli sci club di pianura, al Corno alle Scale sono attivi in tutte le categorie, grazie alla collaborazione con la stazione sciistica, sempre disponibile a mettere a disposizione i tracciati. «Dai SuperBaby ai Master, abbiamo un totale di 130 tesserati, contro i 170 pre-pandemia, e investiamo anche sui Giovani, la categoria dove si concentra la dispersione, già dopo il primo anno» dice Roberto Falchieri. Quando altre realtà soffrivano, il Val Carlina resisteva: «Se si escludono gli allenatori, siamo tutti volontari, ex atleti o padri di atleti, e puntiamo sul rapporto qualità/prezzo e su un programma accessibile a tutti, per esempio vorremmo tornare a organizzare gare FIS in stazione, non in settimana, ma nei weekend, quando chi lavora ha più facilità a partecipare». E poi ci sono i più piccoli, il futuro dello sci. «Perché c’è professionismo se c’è una base ampia». Però non ci deve essere esasperazione, né confronto da subito. La risposta del Val Carlina si chiama Skilandia, un grande parco giochi disseminato in tutto il comprensorio del Corno, con gimkane e mini-giganti da affrontare con gli allenatori e premi per tutti. Mentre si parla di piccoli e di futuro, Davide Mazzi sta riparando uno sci malconcio. Ha un tratto di lamina accartocciato e nella soletta c’è un grosso buco. «Ora sostituiamo il pezzo di lamina rovinato e poi faremo un tassello, alla fine un intervento così invasivo è come una riparazione della carrozzeria dell’auto» dice sorridendo. Ecco un altro dei problemi che risolvono dal Bimbo.