Una vittoria straordinaria in una gara epica, un successo pazzesco su un pendio antologico: Peter Fill, con la benedizione del fato, sceglie la leggendaria Streif di Kitzbuehel per centrare la sua seconda vittoria in Coppa del Mondo. Pietro, alla gara numero 301 oggi nella massima serie, è più forte di tutto, prima che di tutti. Un trionfo di testa e di cuore, non solo di gambe.
TANTI DERAGLIANO, TUTTI FRENANO , UNO CHE VINCE: PIETRO – Mentre i favoriti Hannes Reichelt e Aksel Lund Svindal deragliano rovinosamente nelle reti, mentre Christof Innerhofer, Dominik Paris, Kjetil Jansrud e Adrien Theaux alzano bandiera bianca piantati nei piani e fuori linea dove era necessario rischiare, Fill lotta contro il ghiaccio, resiste alla forza centrifuga dalla partenza all’arrivo, è autore di una prestazione davvero superlativa. La Streif oggi per le continue interruzioni per le cadute ed il tempo ballerino, è un inferno per tutti, anche un dramma per qualche povero discesista. Più ardua che mai la Streif, ma non per Fill, che dopo Kristian Ghedina e Dominik Paris è il terzo italiano a vincere in discesa di Kitz. Steilang, Stradina, Alte Schneise, Hausberkante e Zielschuss: nessuno è veloce come il trentatreenne liberista di Castelrotto. Immenso davvero. Tutti faticano, si aggrappano alle lamine e alla buona sorte, ma l’altoatesino invece trova la giusta miscela fra leggerezza nei tratti di scorrimento e atteggiamento attaccante nei passaggi chiave di questa pista che non è un pendio qualsiasi, ma una femme fatale, una leggenda, un mito.
PIETRO E’ ACHILLE+ULISSE, GLI ALTRI PUGILI SUONATI – Sono pugili suonati i suoi avversari, sono atleti sfiniti e uomini scoraggiati: Pietro, l’Achille più Ulisse ossia il coraggio e l’esperienza uniti, armato di coraggio e consapevole di essere un atleta sopraffino tecnicamente, attacca la Streif dell’edizione 76 dell’Hahnenkamm. E vince. Una gara davvero al cardiopalma. Nel parterre e a bordo pista, fra tifosi e allenatori, fra addetti ai lavori e atleti c’è un alternarsi continuo di urla e silenzi, di gioia e mutismo, di entusiasmo e paura. Peter Fill, già due medaglie iridate al collo, conquista l’evento per antonomasia del 2016. E già, perchè quest’inverno senza Olimpiadi e Mondiali, l’attenzione si riserva sul massimo circuito e su Kitzbuehel, ed in particolare la discesa sulla Streif. Ieri, mente tagliava la torta delle 300 presenze con il piccolo Leon, il suo sguardo sembrava quasi assente, come se testa e cuore, e anche le gambe, fossero già sulle onde, sui salti, sulle traverse della Streif, su quel budello verticale di ghiaccio della ‘gara della cresta del gallo’ (traduzione di Hahnenkamm-Rennen).
GARA SOSPESA, CASSE NON PARTE – Una vittoria contro condizioni cangianti, con la poca luce sulla pista a causa dello scorrere del tempo per le continue interruzioni. Un successo particolare quello di Pietro, nato all’alba fra una ricognizione in mezzo ad una nevicata, a continui rinvii per il vento e ai mille dubbi per una pista che fin quando non ti fermi al parterre non sei sicuro di averla domata. La gara fra l’altro è stata poi sospesa dopo la discesa del trentesimo concorrente e diversi atleti non sono partiti. Fra questi uno dei favoriti, visto le prove, il nostro Mattia Casse, quindi gli altri azzurri Matteo Marsaglia, Silvano Varettoni, Siegmar Klotz e Davide Cazzaniga.
IL PODIO – Sul podio con Peter Fill ci sono due svizzeri: a 37 centesimi Beat Feuz e a 65 Carlo Janka. In classifica poi quarto il francese Johan Clarey, ancora Svizzera con Marc Gisin, il norvegese Alexander Aamodt Kilde e settimo l’ultimo a scendere, l’austriaco Vincent Kriechmayr. Solo quattordicesimo Kjetil Jansrud, sedicesimo Dominik Paris, diciannovesimo Christof Innerhofer e ventiquattresimo Werner Heel.