Italia donne in crescita. Ma bisogna sviluppare il potenziale…

I numeri non dicono tutto, vanno interpretati, a volte rendono leggermente sfocata la realtà, in altre occasioni aiutano a comprendere meglio determinate situazioni. In questo caso, ci danno una bella mano. La crescita dell’Italia femminile di sci alpino nelle ultime quattro stagioni di Coppa del Mondo è concreta, reale, anno dopo anno, gara dopo gara. Diamoli subito, i numeri:

2012-2013: 1 podio e 17 piazzamenti tra le prime dieci in 35 gare.

2013-2014: 2 podi e 29 piazzamenti tra le prime dieci in 32 gare.

2014-2015: 1 vittoria, 4 podi e 38 piazzamenti tra le prime dieci in 32 gare.

2015-2016: 3 vittorie, 10 podi e 70 piazzamenti fra le dieci (record) in 40 gare.

Abbracciamo solo le ultime quattro stagioni perché l’annata 2012-2013 fu complessivamente disastrosa, pur con l’argento iridato di Nadia Fanchini a Schladming 2013 in discesa, quindi di fatto un anno zero; ma da quel momento la squadra, come si vede appunto, è cresciuta esponenzialmente. Certo, la stagione appena conclusa, rispetto alle tre precedenti, era priva di grandi eventi e quindi aveva un numero di gare in calendario più elevato; gli infortuni di tante top (Fenninger, Shiffrin, Vonn, Hector tra le tante) e i ritiri di Maze (sabbatico per un anno), Hosp, Zettel, Gisin, Fischbacher e altre hanno sicuramente agevolato il compito alla squadra italiana, ma il risultato complessivo rimane buono. Dalla stagione 1996-1997, la migliore di sempre per l’Italia femminile in Coppa, le azzurre non vincevano almeno una gara in gigante, discesa, superG. Complessivamente sono stati conquistati 24 pettorali per le Finali di St. Moritz con tredici atlete e il numero di 70 piazzamenti tra le dieci (71 tra i maschi) ha stracciato il precedente primato risalente al 1993-’94.

ASPETTI POSITIVI – Tante le note liete: le prime due vittorie in carriera di Federica Brignone, in due specialità diverese, il ritorno al successo di Nadia Fanchini, il primo podio di Elena Curtoni, tre atlete capaci di guadagnare il pass per le Finali in tre discipline (Nadia Fanchini, Francesca Marsaglia, Elena Curtoni), il recupero ad alti livelli di Sofia Goggia che ha ancora un buon 40% di potenziale da mostrare, la continuità in gigante trovata nel finale da Marta Bassino, i 787 punti di Brignone, punteggio più alto per un’italiana dai 1100 di Karen Putzer, stagione 2002-2003, che le valsero il secondo posto nella Overall. E poi ancora la competitività trovata da Elena Curtoni in discesa e di almeno 3-4 atlete in combinata, specialità che comunque assegna medaglie importanti tra Mondiali e Olimpiadi. L’aspetto più importante per noi riguarda il fatto di avere potenzialmente 7-8 atlete capaci di gareggiare in almeno quattro discipline (Brignone, Elena Curtoni, Marsaglia, Goggia, Bassino cui si possono aggiungere Pichler, Gasslitter, Pirovano), una situazione questa inesistente al maschile e mai verificatasi con un numero così alto di sciatrici tra le donne. La squadra perderà per ritiro Daniela Merighetti (le altre continueranno tutte), ma troverà, posto fisso o meno, Nicol Delago, Pirovano, Gasslitter, Agerer e Hofer in più. I ricambi non ci mancano di certo, principalmente in gigante e superG, le specialità su cui bisogna puntare per le prossime tre stagioni tra Mondiali (due) e Olimpiadi (una), ma anche in discesa. Positiva l’interazione tra i due gruppi guidati da Ghezze e Rulfi. Italia seconda nella classifica per Nazioni dietro l’Austria femminile, non troppo distante e prima in gigante.

ASPETTI NEGATIVI – Per crescere bisogna capire dove migliorare, perché volendo si può fare molto meglio. Per esempio, guardando le classifiche delle singole specialità, alla fine tra le prime cinque troviamo la sola Brignone, quarta in gigante. Stop. Nadia Fanchini ha compiuto un deciso passo indietro proprio nella specialità in cui aveva lavorato di più e bisognerà interrogarsi sui motivi; Marsaglia, Elena Curtoni e Goggia difettano di continuità ad alti livelli anche se tutte e tre sono reduci dalla miglior stagione in carriera. Schnarf era da podio in più occasioni in superG, non è arrivato anche per un pizzico di sfortuna, ma l’urlo è rimasto strozzato in gola. Nicole Agnelli, un talento che non va perso, reduce da una stagione discreta 2014-2015, non ha trovato mai la qualificazione alla seconda manche né in gigante né in slalom quest’anno, così come Pichler fino all’infortunio. Karoline che però in Coppa Europa ha vinto, quindi forma e condizione comunque erano buone. Problema mentale? Elena Fanchini ha fatto due passi indietro, Verena Stuffer uno nonostante qualche acuto. In slalom la situazione è ben nota, inutile ripetersi, siamo all’ennesimo anno zero: Costazza, Curtoni e Moelgg possono dare di più, Brignone deve crescere ancora, ma se vogliamo avere una squadra competitiva con più atlete, dovremo pazientare e aspettare come minimo ancora 2-3 anni, molto probabilmente un intero lustro. Avremmo visto volentieri più volte Bassino anche in superG, ma è anche vero che la concorrenza in questa disciplina è altissima in casa Italia e non è semplice compiere delle scelte. Ogni tanto però si poteva osare di più. Michela Azzola è tornata a gareggiare e se l’estate trascorrerà serena, dovremmo rivederla in Coppa del Mondo; per ora ha fatto fatica in Coppa Europa com’era comunque prevedibile dopo quasi due stagioni di stop. Il primo posto in gigante nella classifica per Nazioni non deve però far dimenticare che a livello di quantità e top 10 ok, ci siamo, ma sul podio vi è salita solo Brignone. La squadra più forte al mondo tra le porte larghe a livello maschile, la Francia, ha vinto cinque gare portando tra i migliori tre Pinturault, certamente, il cui ruolo potrebbe essere preso proprio da Federica nell’Italia femminile, ma anche Faivre, Fanara e Muffat-Jeandet… Alle fine di gigante le azzurre ne hanno vinto uno.

FUTURO – Slalom a parte, stagione positiva. Ma bisogna confermare i risultati e soprattutto crescere, questo fa una Nazione vincente. Resta allora un interrogativo per la Federazione: come intende lavorare sulle atlete polivalenti già dai prossimi mesi, posto che tutte, ci mancherebbe, hanno diritto al trattamento migliore possibile? Qualche parola in questo senso Federica Brignone l’ha detta verso fine stagione, probabilmente è necessaria una gestione ancora migliore per chi deve allenarsi in quattro specialità e urge trovare ogni ritaglio di tempo a disposizione per tenere ‘calde’ le varie discipline. Team privati? Allenatori dedicati? Squadra nuova di polivalenti? Lasciamo alla FISI la decisione, speriamo però ci sia una discussione in merito. Alcune ragazze hanno mostrato un buon potenziale per sognare quanto meno quota 1000 punti nella classifica generale, ma per salire di livello, l’esempio delle altre Nazioni è lampante in questo senso, serve un’organizzazione diversa del lavoro per chi da gennaio in poi praticamente gareggia sempre. Forse è arrivato il momento anche di farsi sentire da parte di alcune atlete, senza paura: esprimere la propria idea, ammettere con coraggio cosa ha funzionato e cosa no e pretendere, perché no, qualche cambiamento e suggerirne. Per non restare sempre nel limbo e sfiorare solamente l’elite, ogni tanto, senza mai raggiungerla con continuità. La quantità non manca di sicuro all’Italia femminile e nemmeno la qualità, solo che per emergere (da solo il talento non basta, la storia sportiva di Gut, Maze, insegna) ha bisogno di un aiuto. Dall’alto, ma non divino…

 

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