Santa Caterina Live – «Parte alta e ingresso piano determinanti»
Diciamoci la verità. Alla vigilia in pochi pensavano che la Deborah Compagnoni di Santa Caterina Valfurva fosse un pendio che valesse la pena essere inserito nel calendario di Coppa del Mondo. Impegnativo? Arduo? Magari…In tanti credevano fosse troppo facile, una mera sostituzione dell’ultimo minuto, visto l’incredibile forfait di Bormio (che fra l’altro per la penuria di neve sarebbe comunque saltata questo inverno). Invece la Compagnoni è una ‘signora pista’, un pendio che, a detta di tanti atleti al traguardo, è apparso impegnativo oltre ogni previsione. E i nostri, fra l’altro, forti anche dell’allenamento svolto su queste nevi prima di Gardena, si sono mossi molto bene con Christof Innerhofer terzo e tutta la compagine in una forma brillante.
SELEZIONE – Con Inner, Dominik Paris, Werner Heel, Peter Fill e Silvano Varettoni, ci sono altri sei atleti per tre posti. Avvantaggiati dopo la prova odierna Mattia Casse ed Emanuele Buzzi, gli atleti in lizza sono poi Matteo Marsaglia, che oggi ha fatto un grave errore e praticamente si è fermato, Henri Battilani, Siegmar Klotz e Paolo Pangrazzi.
LA PISTA – Il pendio di gara parte a quota 2690 metri, sotto la Cresta del monte Sobretta. Si parte praticamente in un budello cieco, buio, con un destra sinistra che ti fa prendere velocità e ti immette nel Muro Sobretta, davvero un punto ripido. Poi due curvoni fondamentali da tirare: prima la Daytona e poi la curva Paravento dove è necessario fare le linee giuste per prendere velocità. C’è poca luce nella parte iniziale, si va veloce e bisogna rischiare, osare, fa la differenza chi ‘ha pelo’. Quindi il salto delle Reti, il Salto del Gallo ed ecco il tratto del Canalino dove in prova si sono toccati i 138 chilometri orari. Poi il Piano di Plaghera e un’altra curva importante, la Curva dello Skilift. Quindi la curva Gimondi e poi la zona nel bosco dove la pista gira ancora, fra queste la curva del Fank, e la picchiata finale fino a quota 1.745 dove è posto il traguardo.
LA PAROLA A RULFI – Ecco Gianluca Rulfi, l’allenatore responsabile del ‘dream team’ azzurro della velocità: «La pista? Non è la Stelvio, ma è comunque impegnativa. La stagione passata abbiamo gareggiato ai tricolori ad Aprile, quindi tutta un’altra cosa rispetto a dicembre. C’è meno luce ora, la neve è più dura e quindi sbatte. I punti chiave? La parte iniziale, direi le due tre curve prima della curva Daytona e poi l’inizio del piano. Infatti hanno fatto ‘girare’ tanto il pianoro centrale, e le prime due curve devono essere pennellate per fare velocità. E non c’è da dimenticare la parte finale, la pista rispetto alla Compagnoni tradizionale ha 40 secondi in più. Pista bella, anche se c’è ancora margine nella parte alta accentuando i salti per renderla ancora più spettacolare».