Marcel Hirscher oggi è una macchina, un robot. Stupisce gara dopo gara, sia in gigante, sia in slalom. E dopo un’altra stagione davvero straordinaria, è il candidato principale a mettersi al collo gli ori olimpici coreani. Solo Henrik Kristoffersen può pensare di impensierirlo, ma oggi la differenza è ancora sostanziale. In futuro il norvegese potrà scalfire lo strapotere dell’austriaco, questione di tempo, non dell’immediato futuro.
È sempre più attuale il concetto: non è importante cosa fai, ma come lo fai. Guardiamo i primi dieci atleti del gigante, ognuno scia alla sua maniera. Quello che cambia è l’intensità e Hirscher in questo è nettamente più avanti degli altri. Marcel è una miscela perfetta fra talento, potenza e applicazione, è quello che in gigante fa le linee più estreme con un’azione intensa. Linee strette e curve cortissime con lo scopo di cercare di sfruttare sempre la pendenza. Il binomio linea corta sempre con lo sci in conduzione e con intensità, porta a un sistema di solidità senza eguali. In questo modo la sciata dell’austriaco fa in modo di non essere mai in ritardo, ma soprattutto gli permette di gestire le situazioni con maggiore facilità rispetto a tutti i suoi avversari. Ecco da dove deriva il suo senso tattico, la capacità insomma di accelerare quando vuole e alzare il piede in certi passaggi per poi ridare ulteriore gas.
Sciando così Marcel non è mai al limite e supera i punti chiave di ogni tracciato. Un’altra cosa: ormai lo slalom e il gigante sono come i 100 e i 200 metri dell’atletica leggera. Cosa vuol dire? Bisogna partire a tutta, la gara si fa nelle prime porte, anche in questo il salisburghese è un esempio. Infine eccellente è il sistema di set-up che ha costruito negli anni con l’azienda e il suo staff: modifica sci-attacco-scarpa in ogni gara e su ogni tipo diverso di neve.
Articolo tratto da Race ski magazine 148 di febbraio 2018. Se vuoi acquistare la copia o abbonarti visita il nostro sito.