Canada: 18 anni per gareggiare in discesa libera

Interessante congresso sulla sicurezza all'Olympic Park di Calgary

Rimbalzato su Twitter da alcuni atleti canadesi, abbiamo letto un interessante articolo del Calgary Herald a proposito della sicurezza nello sci alpino, di cui traduciamo e riportiamo i tratti salienti.
Il primo provvedimento adottato da Alpine Canada sarà di vietare a chi ha meno di 18 anni di prender parte alle gare di discesa libera (la precedente soglia per questa federazione era di 16 anni).
«Vogliamo che gli atleti canadesi diventino innanzitutto buoni sciatori, ben preparati tecnicamente, fisicamente e psicologicamente, insomma adeguatamente maturi per poter affrontare le altissime velocità della discesa libera moderna». Sono le parole del presidente della federazione Max Gartner, pronunciate ieri in una conferenza stampa.
Oltre a spostare l’età minima, Gartner ha previsto anche una serie di specifici allenamenti e test preventivi per conferire l’abilitazione alla discesa libera. «Sarà necessario partecipare a specifici stage di adattamento alla velocità, preceduti da test atletici di valutazione. Penso sia un passo avanti importante, dato che la velocità ha un notevole impatto sulla sicurezza».
Il regolamento sarà effettivo fin da subito in tutte le competizioni sul territorio nazionale, ad eccezione della Coppa del Mondo di Lake Louise.
Nel corso del convegno presso l’Olympic Park, a cui hanno preso parte atleti, tecnici e medici sportivi, sono state annunciate anche altre novità in fatto di sicurezza: ad esempio sarà vietato ‘barrare’ la neve, salvo in condizioni in cui questa operazione possa incrementare la sicurezza della pista di gara.
L’articolo riporta anche una dichiarazione di Kelly Vanderbeek, la discesista canadese ferma da due anni per infortunio e molto attiva sul fronte sicurezza. «L’obiettivo è di aumentare la sicurezza e allo stesso tempo il numero di atleti potenzialmente da podio in Coppa del Mondo: non credo che questo possa snaturare il nostro sport e nemmeno credo che i telespettatori possano avvertire differneze. Anche si andasse 20 km/h più piano, ma le gare venissero filmate e riproposte meglio, lo spettacolo potrebbe solo giovarne».
All’incontro ha preso parte anche Erich Mueller, docente dell’università di Salisburgo, nonché membro della commissione sulla sicurezza istituita dalla FIS per salvaguardare gli atleti dagli infortuni: secondo la stessa federazione internazionale, infatti, il 42% degli atleti di Coppa del Mondo nell’anno 2009 ha subito infortuni, di cui il 20% sono costati la perdita di almeno otto giorni di allenamenti o gare.
«La Fis sta prendendo la questione molto sul serio, anche perché il futuro sarebbe davvero poco roseo in uno sport in cui gli infortuni la fanno da padrone» ha commentato il professor Mueller. «Stanno investendo molto in ricerca, ma non è semplice arrivare a risposte utili in tempi brevi».

Potete leggere la versione integrale dell’articolo a questo link.

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