La leggenda dello sciatore che risorse due volte

E adesso alzi la mano e dica chi ci avrebbe creduto. Chiaramente tutti ora vorranno prendersi i meriti, ma questa volta non ci crede più nessuno. E soprattutto chi lo fa è schiettamente un falso, un manipolatore, un politicante. In Giappone è andato in scena qualcosa di semplicemente straordinario (sempre, ovviamente, sportivamente parlando). Il podio di Naeba di Massimiliano Blardone è straordinario perchè è una prova di forza, di tenacia, di cattiveria agonistica; ma allo stesso momento anche straordinario nel senso temporale, ovvero inaspettato, davvero un fulmine a ciel sereno che ha lasciato tutti, non qualcuno ma tutti, a bocca aperta. Blardone ci aveva già zittiti nel 2011 quando, in crisi nera, aveva trionfato in Badia.

FUORI SQUADRA – Tuttavia le ultime stagioni stavano segnando un declino repentino per l’ossolano. Due anni fuori dalle convocazioni olimpiche, l’anno scorso Mondiali. Un tramonto che sembrava certo, e tutti, ma non qualcuno tutti, a chiedersi se non avesse fatto meglio a terminare la carriera da vincente e non così sulla strada dell’indifferenza più totale. Quest’anno, messo fuori squadra dalla federazione, che non sapeva come comunicargli il ben servito, si è presentato a Soelden senza un giorno di allenamento con la nazionale.

BLARDONE E GLI ALTRI– I tecnici azzurri, quelli di ieri e quelli di oggi indistintamente, sostenevano che fosse un atleta finito, senza coraggio, impaurito. E anche la stampa, e anche noi, sostenevamo questo pensiero. Invece, per la seconda volta, tecnici, opinione pubblica e media, hanno sbagliato. Noi lo ammettiamo, lo faranno anche gli altri? Un atleta che è risorto per la seconda volta. Dato per morto, finito, ha sconfessato tutti. E questo podio è una vittoria sua e solo sua, una sconfitta per una squadra che non riesce mai (fino ad oggi) a concretizzare il proprio valore. E’ una vittoria sua dicevamo, personale. Blardone è un campione sugli sci, un mostro atleticamente, ma la sua carriera è stata, oltre che vincente, sempre costellata di interruzioni brusche di rapporti professionali. Aziende di sci, skiman, allenatori. Rapporti sempre tesi, al limite. Cambiamenti repentini, colpi di scena, musi lunghi. Oltre ai podi e alle vittorie che lo hanno reso un grande gigantista della storia dello sci italiano e mondiale. Non sta a giudicare a noi per colpa di chi, ma sarebbe un falso sostenere il contrario e, soprattutto, è dovere di chi fa cronaca non fermarsi solo al risultato nudo e crudo se parli di un personaggio vincente.

LA FORZA DI BLARDONE – Blardone, per dirla con Vittorio Micotti, uno di quelli che lo conosce da sempre e potrebbe scriverci un libro, ci dice: «Più ha contro tutti, più si carica. Più è contro tutti, più trova energia». Sarà. O per dirla con Matteo Guadagnini, il tecnico che pur forse non avendo un gran feeling, lo ha allenato per parecchie stagioni in Coppa del Mondo: «E’ impressionante come nella difficoltà trovi la forza per riemergere». E adesso? Massimiliano Blardone, che dalla sua pagina FB fa sapere, «Sono stati tre anni durissimi, ma la voglia di tornare competitivo è sempre stata forte», lascierà a fine stagione? Dice di si. Sarà vero? Certo che questo podio lo rilancia un’altra volta. In solitudine, alla sua maniera, come da sempre ha fatto. Alla Blardone.

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