Vail 2015, Tina Maze regina della discesa

Fenninger questa volta beffata per 2 centesimi. Bronzo Gut. Merighetti 8a

I Mondiali di Vail 2015, edizione n.44 della storia, si sono aperti con tre gare meravigliose, ricche di spunti tecnici e oggi abbiamo probabilmente toccato l’apice. Tina Maze ha vinto per la prima volta in carriera l’oro in discesa, bissando il titolo olimpico nella specialità (come aveva fatto la svizzera Michela Figini tra ’84 e ’85) al termine di una prova in cui ha compiuto il capolavoro di una carriera, probabilmente, battendo quella Anna Fenninger che era sembrata semplicemente magistrale. Ha restituito pan per foaccia all’austriaca dopo i 3 centesimi beffa del superG, imponendosi per 2 soli centesimi, se vogliamo il bello dello sport. Una volta a te, una volta a me, ma resta, per tutti gli appassionati, il duello unico sul filo di lana, a colpi di scelte e sciate diverse sul muro della ‘Raptor’. Per la slovena, medaglia iridata numero 8 (3 ori e 5 argenti), terzo oro in tre discipline diverse dopo gigante (Garmisch 2011) e superG (Schladming 2013). Riuscisse a vincerlo anche in slalom e combinata (può farlo già a Beaver Creek), diventerebbe la seconda atleta della storia di questo sport a conquistare il titolo mondiale in tutte e cinque le discipline, pur in differenti edizioni dei mondiali: ce l’ha fatta solamente la svedese Anja Paerson (7 ori in totale). Bronzo per Lara Gut, quasi impeccabile, autrice di una grande reazione d’orgoglio dopo il settimo posto in superG, per lei poco soddisfacente. Lontane, lontanissime tutte le altre, e delusione cocente per Lindsey Vonn, schiacciata forse dalla pressione e battuta anche da angoli troppo stretti sul ripido, che mal digerisce. Bellissimo, e sincero, l’abbraccio Maze-Fenninger a fine gara. Potenza contro eleganza, questa volta ha vinto la prima. Il duello si rinnoverà anche in gigante, dove però la concorrenza è ancora superiore. 

GARA – Giornata splendida a Beaver Creek: sole, cielo azzurro senza una nuvola, temperature basse che hanno mantenuto il manto della ‘Raptor’ sufficientemente duro. Gara regolare, emozionante, una delle più belle mai andate in scena sul palcoscenico iridato. Con tre atlete nettamente più forti delle altre. Era lecito attendersi una Gut più performante in discesa, perché questo avevano detto le prove e così è stato. Complimenti per la reazione d’orgoglio. Maze e Fenninger le aspettavamo a questi livelli, anche Lindsey, pur sapendo che fa fatica quando gli angoli sono troppo stretti sul ripido. Ed è successo. Deragliate tutte le possibili outsider, da Mancuso a Cook, da Suter alla nostra Elena Fanchini, da Huetter a Weirather. Dietro alle migliori tre, ma a oltre un secondo, sono finite Schimdhofer (che ha sfruttato alla perfezione il n.4 di partenza), Vonn, Goergl, Kamer, Merighetti, Suter e Rebensburg.

DUELLO SUL FILO – Tina Maze si è imposta con il tempo di 1’45’’89, sciando con le linee che aveva in testa di fare, guadagnando su Fenninger  4 decimi nella parte alta del muro, in cui è stata la migliore, per poi perdere progressivamente, ma mantenere infine 2 centesimi di vantaggio, decisivi. Anna Fenninger (4 medaglie mondiali, 2 ori, 1 argento e 1 bronzo, ma discesa ancora stregata, dopo i 7 podi in Coppa del Mondo senza vittorie) è unica, perché al di là dei risultati che ottiene, è probabilmente l’atleta più bella da vedere sciare in questo momento, leggera, decisa, determinata, capace di passare indenne nei tratti dove tutte fanno fatica o magari più segnati della pista: l’austriaca ha pennellato letteralmente la zona bassa del muro, quella delle curve ‘a gomito’, con porte singole, dando un’impressione visiva unica. Era parsa imbattibile. E’ arrivata al traguardo lei, la prima delle migliori del mini sottogruppo di sette atlete, e si è spenta la luce per Schmidofer, Kamer, e Merighetti, fino a quel momento le prime tre al comando. Lara Gut, alla quarta medaglia iridata, il primo bronzo dopo tre argenti, conferma del terzo posto olimpico, è stata quasi perfetta, ma forse ha controllato un po’ troppo alcuni passaggi sul muro e questa ‘accortezza’ probabilmente le è stata fatale. Alla fine si è piazzata alle spalle di Maze e Fenninger per 34 centesimi e non sembrava troppo contenta. Deve esserlo, perché una medaglia di bronzo, in una gara di livello altissimo, almeno per le prime tre, in discesa, vale davvero tanto. Quanto a Lindsey Vonn, come nelle prove, non è riuscita a sciare bene sul muro, un po’ troppo insicura, larga di linea e forse anche poco convinta per poter battere una concorrenza oggi forte come mai. 

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ITALIA – Capitan coraggio, Titanic Merighetti, è scesa con il cuore, senza paura, con un coraggio da leonessa. Peccato per quei 3 decimi di troppo persi nei primi 30 secondi, ma al massimo sarebbe potuta arrivare quinta, quarta, non di più. Oggi le prime tre non si potevano battere. Onore e gloria per Daniela, in alto i cuori. Operata lo scorso 20 gennaio, non potevamo chiederle di più. E’ lei la migliore italiana nella giornata. Siamo però contenti per Nadia Fanchini: il 12esimo posto in discesa vale molto di più rispetto a quello del supergigante, dove era da prime cinque. E’ anche il miglior risultato stagionale e degli ultimi tre anni (Schladming 2013 a parte) nella disciplina. Viatico migliore per il gigante non ci poteva essere. Peccato solo che la gara tra le porte larghe, sulla ‘Birds of Prey’, giovedì prossimo, non avrà né le stesse pendenze né probabilmente gli stessi angoli di quella odierna sulla Raptor. Ma può centrare la medaglia. Male, invece, Elena Fanchini e Johanna Schanrf. La prima ha sciato benissimo fino all’attacco muro, poi ha commesso lo stesso errore della seconda prova cronometrata e si è infine persa; la seconda è stata velocissima sul piano iniziale e stop.

PROGRAMMA – Lunedì combinata alpina, preceduta da due prove della discesa, sabato e domenica. In gara Schnarf, Elena Curtoni, Marsaglia ed Elena Fanchini.     

 

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