Slalom speciale, a che punto siamo?

Previsti ancora 18 giorni di sci prima dell'esordio stagionale a Levi

L’arrivo di Jacques Theolier alla guida del team maschile di slalom è stata l’unica novità nello staff tecnico azzurro. Un inserimento importante, trattandosi dell’allenatore che ha ‘costruito’ negli anni passati i successi di Jean-Baptiste Grange e Julien Lizeroux. Una scelta, non si può negare, che ha ‘spaccato’ un po’ l’opinione pubblica degli addetti ai lavori: da una parte gli entusiasti, dall’altra i ‘partigiani’, che avrebbero preferito un allenatore nostrano. Chiacchiere a parte, Theolier si è messo al lavoro con grande lena fin da subito, ottenendo immediatamente la stima degli atleti. «Avevo bisogno di nuovi stimoli, di cambiare aria – ci ha spiegato lo stesso Jacquese non poteva esserci per me una soluzione migliore dell’Italia. Sono molto motivato e devo dire anche che mi diverte parecchio lavorare con lo staff azzurro. Dal confronto con Ravetto e Carca ho tratto interessanti spunti di tecnica».

LAVORARE SULLA TECNICA – «Ho trovato un bel gruppo, composto da professionisti seri. Mi sono reso conto, però, che c’era da lavorare su alcuni aspetti tecnici. Ho provato ad impostarla un po’ alla francese». Jacques parla volentieri delle sue idee in fatto di tecnica.
«Tutti i ragazzi erano impostati correttamente per ciò che riguarda i piedi e l’appoggio sulla neve. Ho scelto di lavorare di più sulla parte alta, importando il concetto di dissociazione tra la parte superiore e inferiore del corpo con cui abbiamo lavorato in Francia gli anni passati. L’obiettivo, molto sinteticamente, è di anticipare l’azione con la parte superiore al fine di ottenere una fase di appoggio più corta e quindi più veloce». Questi sono stati gli ingredienti di base del lavoro che ‘Theo’ ha svolto con i suoi ragazzi ad Ushuaia. Appoggio più corto, innanzitutto, indispensabile per fare velocità su tracciati a 9 o 10 metri di distanza tra le porte.

SEGRETI – «Non ci sono segreti dietro ai risultati di JB o Julien. Semplicemente un grande lavoro sulla tecnica che abbiamo portato avanti con loro fin dalle squadre di Comitato, passando dalla Coppa Europa». In un certo senso i due savoiardi sono ‘maestri’ nel tipo di sciata che predilige Theolier.

MENTALITA’ – Abbiamo voluto scoprire se Jacques ha riscontrato differenze con il team transalpino a livello di mentalità. «La differenza in fatto di ‘testa’ si vede in gara, non certo in allenamento. Da questo punto di vista tutti i ragazzi mi sono sembrati molto professionali, esattamente come i francesi, sia nella fase di allenamento sulla neve, che nella preparazione atletica o davanti al video».

GLI ATLETI – Abbiamo quindi chiesto al trainer di Modane di passare in rassegna gli slalomisti azzurri, per conoscere il suo punto di vista su ognuno di essi. «Partiamo da Manfred Moelgg che ad Ushuaia mi è sembrato sicuro e fluido nella sciata. Penso che il ritorno a Fischer abbia giovato in termini di sicurezza d’azione. Manfred riesce a spingersi al limite ed era già molto veloce nei test cronometrici, sia in slalom che in gigante. Quello che ho visto meno, invece è Giorgio Rocca. Non è venuto in Argentina, ma sono riuscito a stare con lui qualche giorno prima di partire per Ushuaia: l’ho trovato in crescita nel gesto tecnico, soprattutto come assetto della parte alta, anche se forse manca ancora un po’ di velocità d’azione».

GIULIANO RAZZOLI – Naturalmente ci siamo soffermati a parlare con Jacques del ‘gioiellino’ di casa Italia, Giuliano Razzoli. «È molto bravo, ha potenzialità notevoli. Con lui abbiamo impostato un lavoro particolare, diverso dagli altri, finalizzato alla continuità d’azione in gara. L’inverno scorso è uscito troppe volte. Abbiamo analizzato che le maggiori difficoltà le trova nei cambi di ritmo e nelle figure doppie e triple, soprattutto all’uscita, dove ha inforcato più di una volta. Ci siamo concentrati su questi aspetti e sulla continuità d’azione su tutta la manche. D’ora in avanti spingeremo di più sull’acceleratore cercando la velocità».

SOPRESA THALER, DEVILLE IN RIPRESA – «Non conoscevo così bene Patrick Thaler, ma mi ha davvero sorpreso. All’inizio del periodo di allenamento ad Ushuaia era forse il migliore del gruppo. È molto dotato tecnicamente, ha una fase di appoggio breve ed è migliorato nell’assetto della parte superiore. Davvero un bravo sciatore. Cristian Deville è tornato a sciare in gruppo proprio ad Ushuaia: tecnicamente è già a posto, ma lui è sempre stato bravo in questo. Manca ancora la velocità, ma è normale dopo un lungo periodo di stop».

I GIOVANI – «Non ho avuto modo di vedere i più giovani e questo mi dispiace. L’unico atleta che è stato aggregato al gruppo è Stefano Gross: mi piace, è molto veloce. Abbiamo lavorato sulla stabilità e sulla sicurezza. Il suo primo obiettivo sarà di abbassare il punteggio per migliorare la lista di partenza, poi credo che saprà fare bene».

I PROGRAMMI DI ALLENAMENTO – «Da qui a Levi, dove ci sarà l’esordio stagionale in gara, ho previsto 18 giorni di sci. Prima un ciclo di tre settimane tra Stelvio, Tonale e Moeltall, a seconda delle condizioni di innevamento. Quindi dovremmo sciare sulla pista di Soelden la settimana successiva alla gara. Il 7 novembre, poi, parteciperemo alla gara promozionale nello ski-dome di Amneville, a cui sono invitate Italia, Francia, Svizzera e Austria. L’anno scorso l’ho fatta con i miei atleti e credo che serva per entrare nel clima agonistico».
E quindi sarà il momento di esordire sulle nevi lapponi di Levi, per dimenticare il pessimo risultato dell’inverno scorso, quando nemmeno un azzurro risultò nella classifica finale. Theolier, in compenso, festeggiò la vittoria di Grange. Speriamo che quest’anno Jacques brindi con il prosecco e non con lo champagne.
 

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