Slalom, settore femminile in profonda crisi, i maschi si stanno esaurendo…

Grande Italia con i due podi di Marta Bassino e Manfred Moelgg, dopo le prime quattro gare tecniche, la marcia è trionfale! Piccola Italia, dietro ai due citati si è visto troppo poco, 4° nella classifica generale delle nazioni (solo 6° a livello maschile), 301 i punti totali conquistati di cui 120 venuti proprio dai podi. Situazione a due facce e, anche se è davvero troppo presto per capire quale piega prenderà veramente la stagione, devo ammettere che sono seriamente preoccupato per lo slalom di casa nostra. Il settore femminile ha confermato di essere in profonda crisi e quello maschile, che negli ultimi anni ci ha regalato grandissime soddisfazioni, sta esaurendo inesorabilmente la sua vena prolifica. Santificato un enorme Manfred Moelgg, testardo e cocciuto nel ritrovare costantemente la giusta via tecnica, feroce nella sua determinazione agonistica, quasi eroico nel risalire sempre la china (forse anche per questo amante della bicicletta sport della fatica e della sofferenza per eccellenza), niente altro di positivo si è visto. Gli altri si muovono, noi siamo fermi. A Levi ha colpito un’Austria fortissima, una Svezia ritrovata e moltissimi giovani arrembanti di innumerevoli nazioni, anche dall’Inghilterra con un ottimo Dave Ryding. Per quanto ci riguarda spero che sia stato solo il caso a far sì che, a salvarci da un clamoroso flop, sia stata solo la famiglia Moelgg! Certo, le giustificazioni in campo maschile sono indiscutibili: gli infortuni e uno stato di forma ancora approssimativo ci hanno fortemente condizionato, ma il trend sembra inesorabilmente in calo.

Chiara Costazza e Manuela Moelgg in pista ©Agence Zoom
Chiara Costazza e Manuela Moelgg in pista ©Agence Zoom

LE CAUSE – A mio giudizio le cause che ci stanno trascinando in questo vicolo cieco sono due: una prettamente tecnica e una decisamente ‘politica’. Per quanto riguarda quella tecnica: i nostri non sciano in modo moderno. Oggi il segreto è usare totalmente ed esclusivamente il materiale per effettuare la curva, utilizzando la contrazione eccentrica di cui ho più volte parlato, che dà una disponibilità di erogazione di forza anche del 40% maggiore e quindi una possibilità di modulazione del gesto nettamente superiore. L’uovo di Colombo! Dall’altra il nostro sistema non riesce più a produrre giovani interessanti. Fino alla categoria Children abbiamo di gran lunga il più bel bacino di talenti al mondo, ma non riusciamo poi ad avere gli stessi riscontri a livello assoluto. Quasi tutti si perdono per strada, più gli uomini che le donne perché la strada verso il vertice è più corta a livello femminile, tutti ma proprio tutti per ora a livello di slalomisti.

LE RESPONSABILITÀ – Sicuramente riguardo l’aspetto tecnico i primi responsabili sono i due DT Massimo Carca e Matteo Guadagnini. Entrambi sono in carica da troppo poco tempo per essere pienamente giudicati, ma sono indubbiamente loro, che ci devono guidare verso quella evoluzione tecnica che ci dovrebbe portare alla conquista di medaglie Mondiali (…a febbraio!) e Olimpiche (…fra 14 mesi!) e a dover dare le giuste direttive tecniche alla nostra enorme base, per avere un percorso di crescita corretto. Sotto l’aspetto prettamente politico invece il DT ben poco può fare. Avendolo fatto per molti anni so bene che il tempo a disposizione è davvero poco, è già tanto che si riescano a seguire tutti i gruppi di WC, quando va bene a malapena si riesce a vedere una o due gare di E.C., figuriamoci i circuiti giovanili. Come scrisse criticamente una volta nei miei confronti Mario Cotelli “Ravetto è un buon capo reparto di Fiat, non è Marchionne!”. Concordo pienamente e credo che lo siano anche i nostri attuali DT, tanto che sono stati chiamati anche con un nome diverso ‘capo allenatore’. Ritengo, invece, che le responsabilità che ho definito politiche vadano più distribuite, è tutta la struttura giovanile che è andata in crisi: i numeri degli atleti nelle squadre giovani si sono drasticamente ridotti, i Comitati Regionali sono ormai senza risorse e non riescono più a proporre programmazioni di livello e anche i gruppi sportivi, che svolgevano una meritevole funzione di recupero, ormai sono solo funzionali a garantire uno stipendio agli atleti. Gli sci club, invece, non sono, per ora, strutturati per soddisfare le molteplici esigenze dei giovani talenti dopo la categoria Allievi. Urgono drastici e profondi rinnovamenti, bisogna trovare nuove soluzioni per favorire le nostre eccellenze nel passaggio fra il circuito nazionale e quello di World Cup.

RINALDI Massimo, GUADAGNINI Matteo, RODA Flavio
RINALDI Massimo, GUADAGNINI Matteo, RODA Flavio

SOLUZIONI – Indubbiamente in questi anni qualche tentativo per porre rimedio a questa situazione è stato fatto. È nata la tanto sbandierata FuturFISI: progetto che voleva emancipare il finanziamento delle leve giovanili dal resto del carrozzone e che, numeri alla mano, ha portato linfa alle discipline minori meno ricche e strutturate, ma che per lo sci alpino si è rivelato quasi un passo indietro. Successivamente, su suggerimento del CONI, è nata la figura del Direttore Tecnico giovanile subito abbandonata dopo pochi anni, forse solo per motivi di potere. In ultimo è nata la figura del Direttore Sportivo, lui sì per definizione atto a trovare soluzioni strutturali, ma chi conosce Massimo Rinaldi sa bene che non ha le caratteristiche adatte a questo scopo, bravissimo e diligente esecutore di piani definiti, difficilmente propositivo in prima persona. A questo punto, credo a ragione, ho definito il problema politico. Gran parte dei nostri dirigenti, ricordo ‘meritevolissimi’ volontari, fuori dal palazzo concordano con le analisi fatte, per poi zittirsi quando siedono nelle sedi che contano. Non conviene certo a loro cambiare lo stato dell’arte o forse temono penalizzazioni non personali ma per i settori che rappresentano. Gli sci club e gli allenatori, urlano alla luna per poi adeguarsi e inchinarsi al volere superiore, quando invece sono proprio loro la vera linfa vitale di tutto il movimento. Peccato in apparenza tutto fiorisce e brilla, ma la realtà è ben diversa. Personalmente sono preoccupato per il futuro degli sport della neve. I costi altissimi, i calendari, la scuola, i troppi traumi, ecc. ecc., sono tutti elementi che andrebbero maggiormente approfonditi e risolti se vogliamo rimanere numerosi e competitivi. Imprescindibili gli stati generali della montagna per garantire un futuro a una specie in via di estinzione. O forse sono io che sto diventando vecchio e vedo tutto nero, lo spero proprio, mi sono tanto divertito e appassionato e ho vissuto pienamente questo sport, spero che possano farlo anche tanti altri.

Marcel Hirscher con la renna messa in palio a Levi ©Agence Zoom
Marcel Hirscher con la renna messa in palio a Levi ©Agence Zoom

LE GARE – Hirscher, Hirscher e ancora Hirscher, ma che peccato non vedere il confronto con Kristoffersen, dominatore e innovatore tecnico della scorsa stagione. “Io sto con Kristoffersen!” trovo gravemente ingiusto che un atleta sia di completa proprietà di una Federazione e che non abbia a disposizione neanche pochi centimetri sulla testa per monetizzare la sua professione. Professione appunto non dilettantismo, ma questa è tutta un’altra storia.

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