Rulfi: 'Ora lavorare sui piani e sulla neve molle'

Chamonix Live – «In passato forse abbiamo fatto degli errori»

Dopo otto discese è tempo di bilanci. Gianluca Rulfi, allenatore responsabile dei discesisti azzurri, fa il punto della situazione, partendo dal problema ‘piani e neve molle’, i punti deboli della formazione italiana: «E’ vero, inutile girarci intorno, facciamo davvero fatica nei tratti piani ed in particolare su nevi non eccessivamente dure. Non sviluppiamo velocità sui tratti pianeggianti, guardate oggi Fill, che ad esempio in un pezzo di 12 secondi perde oltre quattro decimi. Nel tratto più facile, ovvero dal Goulet alla Bosse de la Rupe tutti hanno perso un’enormità. Non è facile trovare una soluzione, anche perchè gente piuttosto scorrevole come ad esempio Zurbriggen e Clarey fanno fatica in questo periodo. La soluzione per essere ‘pronti via’ più scorrevoili non è facile, anzi. Certo, dobbiamo adesso lavorare per colmare questo gap. Negli ultimi anni abbiamo cercato di lavorare per essere fra i più forti nelle discese difficili, sui tratti più ripidi e soprattutto tecnici. I risultati si sono fatti vedere, il Mondiale di Garmisch è sotto gli occhi di tutti, ma anche quelli nelle ‘classiche’, come quest’anno Wengen ad esempio. Ora però non basta più, è necessario porre l’attenzione su due elementi, il primo è non pensare a chiedere sempre e comunque la risposta allo sci, il secondo è  lavorare sulla distribuzione dei carichi e sulla compattezza aerodinamica. Del resto la neve si divide principalmente in due categorie, quella che risponde e quella che non risponde. Amaggior ragione quando la neve non risponde e i pendii sono facili non siamo proprio competitivi. Che tipo di training fare allora? Certo, più discesa e meno gigante, pensare a Las Lenas come seconda trasferta sudamericana, ma serve anche un lavoro mentale per capire l’importanza del lavoro sui piani. Troppo spesso abbiamo fatto un errore noi allenatori e anche gli atleti, abbiamo cioè pensato che bastava fare la differenza nei tratti tecnici. Allenarsi è chiaro, ma è necessario fra di noi un cambio di mentalità, capire che non basta fare bene solo le curve». Rulfi è sereno, ha capito gli errori ed è pronto a correre ai ripari. Intanto analizza la stagione dei suoi ragazzi: «Christof Innerhofer dopo i problemi fisici è tornato competitivo ed il podio di Wengen e il ‘quasi podio’ di Garmisch lo dimostrano. Peter Fill è un po’ sottotono, forse ha sbagliato dal punto di vista dei materiali, ha fatto fatica a trovare la quadra. Ha usato un attacco vecchio, non era così performante sulle nevi che abbiamo trovato fino ad oggi. Buono Dominik Paris, Siegmar Klotz in crescita. Werner Heel? Solo lui sa gli errori che può aver commesso, non è solo un discorso tecnico e di materiali, ma anche ad esempio di preparazione atletica o di approccio stesso alla dimensione dello sciatore. Sono sicuro tuttavia che Werner tornerà quello vincente che abbiamo conosciuto. Poi c’è Matteo Marsaglia, uno di quelli che dovrà lavorare sui piani. E infine c’è Mattia Casse, è giovane, una stagione questa per fare esperienza e conoscere i pendii». L’ultima considerazione di Rulfi è sulla Fis riguardo alle discese: «Deve tornare a rendere i terreni più mossi, più gibbosi, barrare le diagonali e i passaggi più tecnici. La discesa deve essere più spettacolare». Giusto, vi ricordate ad esempio come era la traversa della Carcentina di Bormio quest’anno e nelle passate edizioni?

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