Maratona Dles Dolomites, modello da imitare

Riflessioni in bici sui Passi del Sella Ronda..

Ventiquattresima edizione della Maratona Dles Dolomites, una grande manifestazione davvero, unica nel suo genere. Oltre 9000 ciclisti hanno sfidato ieri i leggendari passi dolomitici. C’eravamo anche noi, anche se solitamente queste favolose montagne le vediamo soprattutto quando sono coperte dalla neve. Ci siamo cimentati anche noi sul percorso Sella Ronda, in mezzo a quella moltitudine di cicloamatori, il nome poi inganna perchè molti sono agonisti autentici, sui saliscendi delle vallate ladine. Tanti i pensieri, le idee, i raffronti fra questo ‘pianeta’ delle due ruote in incredibile espansione continua alla faccia della ‘crisi’ e il nostro mondo, quello dello sci agonistico. A dire la verità la prima sensazione che abbiamo provato è stata un po’ di invidia. In senso buono si intende, con lo spirito insomma di voler cercare e trasportare anche da noi questo successo, questo incredibile entusiasmo, questa, diciamolo pure, professionalità. Sicuramente un po’ di invidia l’hanno avvertita anche gli azzurri presenti, gli allenatori dei club, i ragazzi e gli altri ‘attori’ della neve che hanno corso la Maratona Dles Dolomites. Michil Costa, il patron, l’anima, il creativo di questa rassegna non finisce mai di esaltare la bellezza dei Monti Pallidi, costruendo intorno ad una gara di bici una suggestiva immagine che arricchisce ancora di più il valore del momento agonistico. Costa ed il comitato organizzatore affiancano insomma alla competizione ciclistica altre sfaccettature, dalla cultura, al territorio, ai contenuti solidaristici. Ecco fatto un grande evento. Veniamo a noi. La Coppa del Mondo, una manifestazione internazionale di alto livello, non coinvolge la ‘massa’ della bicicletta. Si dice che sono mondi differenti ed è vero, ma noi non vogliamo parlare di numeri, sarebbe pura utopia, ma almeno di contenuti. Nella Maratona la gente è protagonista, mentre in Coppa del Mondo si limita a fare da spettatrice. Ne abbiamo parlato con Florian Eisath e Stefan Thanei al ritorno da Corvara davanti ad uno strudel a La Val. “Paragoni che vanno stretti, poi certo l’organizzazione della Maratona è eccezionale, colpisce l’entusiasmo, il sentirsi una famiglia unica”, diceva Eisath, che ha chiuso con un brillante 52° posto assoluto il percorso di 106 chilometri. Quello che nello sci alpino manca, quello in cui siamo indietro, è il ‘bacino’ dei praticanti amatori. Finite le fis giovani, c’è il buio. O quasi. Un movimento improntato solo sull’obiettivo di arrivare in squadra nazionale, che punta a fare dello sci solo un mestiere è limitativo, molto limitativo. Ce lo diciamo spesso, manca quella fascia di agonisti dai venti ai trentacinque anni, ossia la fascia più naturale dello sport agonistico. A trent’anni si fanno le gf in bici, si giocano tornei di calcio, tennis, pallavolo e basket, si fanno le gare di sci alpino? Al massimo si scia, ma è come andare in ufficio in bicicletta e dire di praticare il ciclismo. Questo è il problema. La colpa è anche nostra, che chiamiamo ‘vecchi’ ragazzi al penultimo anno della categoria giovani. E’ necessario creare circuiti alternativi, che non impegnino l’atleta cinque giorni o sei su sette. Lo sci agonistico non può reggersi solo sui master, sono pochi e come dicevamo prima, mancano delle età tradizionalmente votate all’agonismo, alla competizione, tanto più che il nostro sport, essendo molto tecnico, è più idoneo per ragazzi di trent’anni che per sessantenni. Non è la bicicletta, il fondo, l’alpinismo. Investire a livello senior insomma. E creare quegli eventi che offrono, oltre al momento agonistico, altre opportunità; insomma dei contenuti che vadano oltre il mero agonismo. Le Dolomiti, e aggiungiamo noi tutto l’arco alpino, sono ugualmente ‘eccitanti e divine’, per dirla con le parole di Costa, anche in inverno con la neve. Sta a noi far crescere il mondo dello sci, oggi troppo referenziale e poco appetibile. Qualcosa si muove, come i circuiti senior a livello regionale, o nella volontà degli sci club di costituire categorie giovani che non stiano in piedi solo per il circuito tradizionale delle fis giovani nazionali. Ma è ancora troppo poco.

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