LIVE – Fill a Milano con le sue Coppe e gli angeli custodi Prucker e Abruzzini

Gli occhi dei tifosi e degli appassionati accorsi in Technogym non si staccano dalle sfere di cristallo. Sono due le sfere, sono il simbolo della grandezza, della gloria, del potere della neve. Peter Fill si appoggia con destrezza e abitudine al tavolo dove le Coppe del Mondo brillano e attirano lo sguardo di tutti i presenti. Pietro parla a braccio, senza interruzione. Ci sa fare davvero. Presenta il ‘mago’ di tanti successi Einar Prucker, il preparatore atletico che lo segue in estate e autunno, poi arriva Giuseppe Abruzzini, quello istituzionale della squadra azzurra che lo scorta d’inverno.

In primo piano Einar Prucker ©Gabriele Pezzaglia

DUE COPPE, DUE SOGNI CHE SONO REALTA’ – L’azzurro racconta le due stagioni memorabili che lo hanno fatto rimbalzare sul tetto del Mondo della velocità: la prima Coppa del Mondo vinta nella nebbia di St.Moritz e poi ad Aspen poco più di un mese fa il secondo trofeo. «La prima un sogno che si avvera, la seconda la conferma. Avevo paura di essere impreparato ad inizio stagione, dal momento che la scorsa estate ero sempre in giro per eventi e manifestazioni. D’altronde avevo vinto la Coppa del Mondo, dovevo sfruttarla. Invece durante la stagione ero sempre più sicuro e solido, stavo bene e sciavo con sicurezza. Così è arrivato il secondo trofeo mondiale».

Peter firma una copia dell’ultimo Race Ski Magazine di Lorenzo Premoli Silva – Azzurri del Cervino ©Gabriele Pezzaglia

IL MAGO EINAR – Peter parla delle metodologie innovative di Prucker: «Dopo l’infortunio di qualche anno fa agli addominali ho iniziato il lavoro con Einar. E’ fisioterapista, ma si è costruito da solo come preparatore atletico. Mi ha fatto conoscere metodi innovativi. Battere con un martello, tirare alla fune, trasportare una slitta con magari lui seduto sopra, correre nel bosco con gli occhi bendati. Questi sono solo alcuni esempi. Lavori di forza nuovi, esercizi per la propriocettività più divertenti, più coinvolgenti». Continua l’altoatesino di Castelrotto: «Con Abruzzini ho curato più la parte della stabilità, lavori per essere meno inchiodato e meno rigido. I preparatori si confrontano, si parlano, per me questa è la giusta miscela e vedo che i frutti sono arrivati eccome». Dalla platea arrivano domande, curiosità. Pietro che parla e non si ferma mai, un momento davvero singolare di rapporto con i suoi tifosi. Pietro il Grande. Non solo in pista, ma anche nel rapporto con la gente che lo ama.

Alcuni degli appassionati in Technogym ©Gabriele Pezzaglia

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