Italia sì, Italia no…

Quanto meno doveroso iniziare da Peter Fill che, con la sua Coppa del Mondo di discesa libera, ha raggiunto un risultato storico per l’Italia. Mi dispiace per Dominik Paris, purtroppo una stupida scivolata lo ha tolto dai giochi, ma la vittoria di Peter è più che meritata, è stata cercata fin da subito, fortemente voluta, onorevolmente conquistata, con un atteggiamento da formichina, certo, ma questa tattica conservativa alla fine gli ha dato ragione.

COPPA DI DISCESA – Chi vince a questi livelli ha sempre ragione! Non è colpa sua se gli altri hanno sbagliato o si sono infortunati. Giustissimo, poi, che la Coppa sia finalmente arrivata in Italia, ce lo meritiamo, da anni abbiamo una squadra fortissima, era ora che finalmente un nostro atleta stringesse questo trofeo. Da questo punto di vista Peter è, forse, quello che ci rappresenta meglio: ha vissuto tutte le ere della squadra, per tante stagioni è rimasto ad alti livelli, ha fatto da chioccia a tanti giovani. Mi permetto di dire che sul podio con lui sono metaforicamente saliti tutti quelli che hanno, in questi anni, seppur con un piccolissimo contributo, reso possibile questa impresa.

LA STAGIONE –  Da sempre sono abituato a esprimere apertamente quello che penso, quindi, dopo aver doverosamente reso onore a Peter, devo anche dire che questa conquista storica non ci deve illudere, visti i risultati della squadra maschile non del tutto soddisfacenti. Quarti nel ranking a squadre, non eravamo giù dal podio dal 2003, quinti anche nel medagliere stagionale dopo: Norvegia con 19 vittorie e 14 podi, Francia 8 vittorie e 17 podi,  Austria con 7 vittorie e 21 podi, Svizzera 4 vittorie e 4 podi. Noi, con le nostre 3 vittorie e  11 podi. Tradizionalmente nell’anno buco, cioè quello senza né Olimpiadi né Mondiali, si è sempre fatto benissimo, quest’anno, seppur con molti atleti di primo piano fuori dai giochi, non si è ottenuto poi molto. Due le imprese: la già citata Coppa di specialità e la conquista di Kitzbuhel, ottenute da Fill, sì con pieno merito e astuzia, ma non certo per manifesta superiorità. Altre due le vittorie conquistate da Paris, qui con chiara dimostrazione di forza, ma da un atleta come lui ci si aspettava ben di più, ha già dimostrato di poter essere il più forte. Qualche podio sparso con: Gross, lo sfortunato Razzoli, Innerhofer e l’incredibile Blardone. Il problema è il nulla di nuovo sotto il sole o poco, si punta sui soliti, forse, solo il buon Casse ha finalmente dimostrato di poter competere. Guardando avanti se nella velocità Paris ci garantisce un immediato futuro roseo, nelle discipline tecniche non c’è stato nessun passo avanti, anzi, nello slalom si è forse fatto un passo indietro. Se si vanno a rivedere le dichiarazione fatte dal presidente del Coni Giovanni Malagò e dal Presidente della FISI Flavio Roda dopo le Olimpiadi di Sochi, entrambi si dicevano non del tutto soddisfatti e che si doveva arrivare in Corea con ben altre ambizioni, impegnandosi, ad esempio, a trasformare le tante medaglie di legno in ori luccicanti. Giunti esattamente a metà percorso olimpico, invece, non si è migliorato molto, gli atleti sono sempre più o meno gli stessi e, purtroppo, stanno sempre più invecchiando, i giovani, invece, sembrano ancora lontani dal vertice. Forse in altre discipline della FISI, come ad esempio fondo e biathlon, qualcosa si è mosso, nello sci alpino no, attualmente, considerando anche le donne, scommetterei solo su Paris e Brignone quali potenziali medaglie in Corea, forse un po’ troppo poco! Le finali di Saint Moritz, appena disputate, sono state le prove generali dei prossimi mondiali, che qui si correranno fra undici mesi, e se i risultati della squadra maschile saranno questi (tre settimi posti  di Fill in  SG, Eisath in GS e Moelgg in SL) ci sarà veramente da arrossire.

LE RAGIONI – A mio modesto giudizio, gli staff hanno ben lavorato nella stagione, soprattutto nella preparazione della gara, e questo ci ha permesso di cogliere alcune occasioni, addirittura premiandoci più del nostro reale potenziale. La qualità globale del lavoro, però, non mi è sembrata all’altezza, non tanto per una questione di persone o di scarsa volontà, ma per problematiche strutturali che andranno per forza risolte se si vuole progredire. Per prima la questione economica, si può dire quello che si vuole, ma i fatti sono che ci sono sempre meno soldi e la FISI deve rientrare da un grosso debito. Questo non permette di avere troppi atleti in squadra, gli allenamenti devono essere limitati e gli staff stiracchiati. Non parliamo poi della ricerca, di strutture dedicate ai più forti o di rivitalizzare le discipline in crisi. Ai giovani si offre poco per emergere, anzi, forse la qualità dell’allenamento proposta da alcuni club è più alta di quella garantita dalle nostre squadre giovani. Preghiamo per Santa Cortina 2021 che, con i suoi contributi sui diritti televisivi, può rimpolpare le asfittiche casse federali. Le scelte, poi, continuano a essere fatte dalla politica, vuoi che siano del Presidente o dei Consiglieri Referenti, per gioco-forza quindi rispondono anche ad esigenze territoriali o elettorali, non garantendo di fatto quell’autonomia gestionale dello sport, a salvaguardia di una struttura  più professionale e di una più totale meritocrazia. Non mi si dica, poi, che l’introduzione della figura del Direttore Sportivo abbia cambiato le cose, dal momento che tutti sono consci della reale autonomia decisionale del buon Massimo Rinaldi. L’azienda FISI deve produrre eccellenza e per farlo deve avere una struttura più moderna e funzionale: un D.S. con pieni poteri, se sbaglia, può essere sostituito,  gli eletti restano comunque in carica. Anche la reintroduzione del D.T. per ora, secondo me, non ha dato quella sferzata tecnica e di idee necessaria. È giusto dare a Max Carca un altro anno di tempo, ma è anche vero che non ha avuto sicuramente problemi di ambientamento vista la sua pluriennale frequentazione delle nostre squadre.

PERSONALITA’  – Spero sinceramente di sbagliarmi, ma il mondo della neve è in forte difficoltà, sempre in meno sciano, sempre di più abbandonano anzitempo, la contingenza economica è sempre più dura. Occorrerebbero, a mio giudizio, scelte coraggiose: andrebbero aggiornati molti aspetti, andrebbero ordinati e ottimizzati i settori che riguardano l’alto livello, la ricerca del talento, la diffusione dello sci. Invece più che provare a cambiare lo stato delle cose, tutti, ma proprio tutti, tendono a mantenere il loro status quo! I danni di questo atteggiamento non si vedranno subito, ma solo fra anni. A riguardo sento chiunque lamentarsi e criticare: atleti, allenatori, consiglieri, segretarie, presidenti di comitato o di club, ma nessuno che poi abbia il coraggio di dire apertamente ciò che pensa. Dopo tanti anni di lavoro nelle squadre nazionali il mio rammarico più grosso è proprio questo: vedere che c’è poca personalità e scarsissima ambizione, ci si accontenta, ed è proprio questo che poi si paga al cancelletto. Non incolpo nessuno, anzi me ne assumo in parte la responsabilità, ho avuto ruoli apicali in Federazione e con sommo rammarico mi dispiace constatare di aver per primo sottovalutato e forse curato troppo poco questo aspetto.

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