Chi ha voglia di cambiare, alzi la mano…

Editoriale di Race numero 112 di dicembre 2010

Ma anche chi è stanco di sentire dire che in altre nazioni le cose vanno meglio, che «vedessi come lavorano bene nella federazione del rugby», del golf, del tennis, del nuoto, potrei aggiungere. Chi vorrebbe evitare di incontrare dietro ogni angolo quelle brutte abitudini, tipiche della politica italiana e dei personaggi che ci gravitano attorno. C’è bisogno, è la nostra impressione, che in tutti i settori, dall’economia allo sport, dal lavoro all’istruzione, qualcuno prenda delle iniziative e proponga nuove soluzioni per invertire, pian piano, la rotta. La situazione attuale non può certo dirsi confortante, nostro malgrado, oppure no, perché quando si accetta supinamente lo status quo, in un certo senso ci si rende complici di quello che accade. Come è sempre accaduto, però, chi non si ‘omologa’ risulta inviso al sistema, che spesso cerca di osteggiare iniziative che portino una ventata d’aria nuova in tutte quelle stanze del potere che puzzano di stantio. Una volta di più abbiamo avuto la riprova di quanta ostilità possa innescare il tentativo di cambiamento. Prendiamo l’esempio del Memorial Pietro Fosson, la gara per sci club che abbiamo organizzato a Pila il 15 e 16 dicembre in collaborazione con lo sci club Aosta. Un concetto totalmente nuovo di gara giovanile, in cui per la prima volta si scarica dai ragazzi la tanto temuta ‘esasperazione’ e si premiano i gruppi di lavoro, quegli allenatori che sanno programmare a lungo termine, che considerano la categoria Children come un punto di passaggio per formare giovani atleti per il futuro piuttosto che un terreno di caccia in cui mietere soddisfazioni personali. Il risultato finale è determinato dalla prestazione di almeno otto atleti diversi, la classifica non cita i nomi di chi e in quale modo abbia contribuito al tempo finale dello sci club: si corre per il gruppo, tutti sono importanti allo stesso modo. Abbiamo invitato ad assistere alla manifestazione il responsabile della commissione Giovani della FISI, Reinhard Schmalzl, che consideriamo un tecnico capace e competente. La risposta? «Per quanto riguarda Pila, ti ringrazio per l’invito ma ho tanti impegni più importanti. Come ti avevo già detto al telefono, non sono d’accordo con queste manifestazioni di propaganda, dove vengono pubblicati anche dati sbagliati. Come si può scrivere di avere più di 400 partecipanti quando le squadre ammesse sono 31 con un massimo di 12 atleti per squadra? Siccome la matematica non è un’opinione 31×12=372! Si potrebbero sicuramente impiegare meglio i vostri fondi, magari sponsorizzando un Campionato Italiano ufficiale». È vero, inizialmente i club dovevano essere 33, poi c’è stato qualche cambiamento. Inoltre gareggiano anche gli allenatori, uno per sci club, in una manche ‘goliardica’ in cui giochiamo ad invertire i ruoli tra giovani atleti e tecnici. Ok, incassiamo il colpo e andiamo avanti. E il Comitato Alpi Centrali? Avevamo invitato la nuova presidente Claudia Giordani, felici di poterla avere con noi a bordo pista. Il risultato è che il solerte Franco Zecchini ha pensato bene di programmare negli stessi giorni della nostra gara uno stage del Comitato a cui erano convocati buona parte degli atleti che i club lombardi avevano già iscritto al Memorial Fosson. Come si è giustificato? Dicendo che non ne sapeva nulla, che nessuno l’aveva informato. Già, perché il responsabile dello sci alpino del Comitato regionale numericamente più rivelante in Italia può permettersi di non sapere che esiste una gara che – seppure non in calendario FISI – coinvolge ben nove dei principali sci club del proprio territorio, per un totale di circa 110 atleti ed una ventina di tecnici. Non ci siamo: chi ci rimette sono sempre e solo i ragazzi, costretti a fare delle scelte, desiderosi di affrontare un’esperienza più stimolante, meglio organizzata, ma timorosi di incorrere nelle ire dello Zecchini della situazione, quando dovranno essere in futuro convocati in Comitato, e lui potrà finalmente ‘consumare’ la sua piccola vendetta. Ma allora, chi vuole cambiare? Si vuole davvero cambiare? Gli atleti e gli allenatori ringraziano i nostri giornalisti per i servizi che abbiamo pubblicato sulla situazione Vuarnet, sponsor insolvente della Fisi, che a inizio dicembre non aveva ancora consegnato le divise alle squadre nazionali; il tam tam mediatico che abbiamo innescato a qualcosa almeno è servito, la situazione si è sbloccata e finalmente le divise stanno arrivando. Poi andiamo alla Coppa del Mondo di Val d’Isère e ci sentiamo dire: «Lo sapete che l’Eni è un’azienda pubblica? Come vi permettete di scrivere che vi ho detto che hanno consegnato prima a noi di Chalet Italia che agli atleti le divise della nazionale? Io l’ho detto ma non sapevo che era un’intervista. Ma chi vi ha dato il mio numero di cellulare? Vediamo se ci sono gli estremi per una querela!». Ma per favore, è così grave raccontare le cose come stanno? Può darsi, se non si ha voglia di cambiare…

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