Blardone, diavolo o acqua santa?

Abitiamo in valli vicine, siamo entrambi piemontesi anche se di diversi comitati di appartenenza visto che l’Ossola, ormai per ragioni che non stanno in piedi, fa parte delle Alpi Centrali. Conosco quindi Massimiliano Blardone praticamente da sempre, le nostre carriere si sono spesso incrociate e, alcune volte, anche scontrate visti i rispettivi caratteri. Posso innanzitutto dire che porto grande rispetto per il Blardo, è stato ed è tuttora un personaggio che ha caratterizzato lo sci italiano. Personaggio, appunto, quindi persona non banale, la cui storia sportiva si presta a letture diverse, spesso totalmente opposte.

Campione o brocco? Più di lui in Coppa del mondo in gigante ha vinto solo Alberto Tomba, quindi un campione che ci ha tenuti a galla proprio nel pozzo dove eravamo sprofondati nel dopo Albertone. 25 podi di cui 7 vittorie, tantissima roba! Come rovescio della medaglia nessun medaglia né Mondiale (9) né Olimpica (3) e nemmeno una coppa di specialità, anche se per anni è stato fra i primi tre gigantisti nelle lista mondiali. Unica eccezione un oro ai campionati del mondo juniores nel 1999 a Pra Luop e, udite udite, in Slalom nella prima stagione della rivoluzione carving.

Coraggioso o pauroso? Ero in partenza con Lui in due occasioni: nel 2012 a Crans Montana dove nella seconda manche, con la pista letteralmente distrutta e dopo essersi visto cadere rovinosamente davanti Svindal, ha ottenuto la vittoria rimontando su Hirscher, con il miglior parziale proprio in quel tratto dove avrei pensato che si sarebbe difeso; la seconda in Badia nel 2011 dove gli ho chiesto di rischiare al massimo stringendo l’entrata di una lunga che tutti sbagliavano per eccesso di anticipo, ho rivisto più tardi la gara e vi posso assicurare che mai più avrei immaginato che si potesse passare dove è passato Max, raddrizzando la linea e andando a vincere, rimontando dalla sesta posizione.

Gli ho visto, però, anche perdere un coppa di specialità, alle finali del 2007 di Lenzerheide nei confronti di uno Svindal ormai concentrato solo sulla vittoria della coppa generale, frenando clamorosamente sul dosso finale, a due sole porte dal traguardo, solo perché in tv aveva visto sbagliare in quel punto Raich! Oppure praticamente non scendere neanche in pista per ansia da prestazione ai Mondiali di Are, sempre nel 2007, quando stava letteralmente volando ed era il super favorito.

Malleabile o mangia allenatori? Capace di affidarsi totalmente ai coach, anzi, quasi spiazzante nella sua ricerca di guida e aiuto da parte di una persona forte, quindi super gratificante per un allenatore che con lui trovava un allievo attento, disponibile e volenteroso. Ma anche super permaloso e geloso nella condivisione del successo, per nulla propenso a gratificare il suo staff.

Federale o individualista? Atleta Fisi per eccellenza, in squadra dal 1997 per quasi vent’anni, per molti dei quali vero capitano e trascinatore. Amico del suo pigmalione, attuale presidente Fisi, Flavio Roda con cui si è sempre confrontato sulla gestione federale. Sempre pronto a portare la Bandiera italiana e federale in tutte le occasioni. Ma anche grande individualista, per molti periodi, in barba a tutto e tutti si è fatto i cavoli propri allenandosi dove e quando ha voluto, fregandosene di sponsor, allenatori o quant’altro, spesso perdonato proprio dai vertici federali.

Amico o nemico? Ragazzo di bontà d’animo e di umiltà alcune volte incredibili, sempre pronto a fare gruppo e a mettersi a disposizione degli altri. Facilissimo fare amicizia con Max, ha sempre avuto tanta gente intorno a se’. Facilissimo litigare con lui che, quasi per difesa e per caricarsi e dare il massimo, ha sempre avuto estremo bisogno di identificare un nemico. Memorabili i suoi scontri in squadre con l’avversario storico, Davide Simoncelli, o le sue sparate al limite dell’arroganza nei rapporti con membri della fisi o di ditte di sci. Ecco Max, uomo pieno di contrasti, ma atleta vero. Ammetto che sono fra quelli che non avrebbero mai creduto che tu potessi tornare sul podio, te lo ha permesso la tua sciata molto compatta e centrale, solida, sempre controllata nell’intento di non frenare, e la tua attenzione tattica maniacale nell’affrontare le difficoltà senza sbagliare. In Giappone hai trovato le condizioni ideali per te e hai, con la rabbia dei momenti migliori, colto l’attimo. Ammetto candidamente che da D.T. non ti avrei forse neanche portato in Giappone perché, per me, la federazione deve guardare alle Olimpiadi Coreane e quindi avrei preferito investire su un giovane, ma ciononostante sono contento lo stesso per te, te lo meriti e se lo merita la tua carriera. Spero che nessuno rosichi e che tutti ti riconoscano, almeno, l’indubbia tenacia dimostrata. Ti rimpiangeremo presto, un altro Blardone all’orizzonte ancora non c’è! Sono certo che rimarrai nell’ambiente dello sci, a far cosa lo sai per ora solo tu.


 

 

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